(di Diego Minuti) (ANSAmed) - ROMA, 30 OTT - C'è la storia ufficiale, la cui elaborazione è affidata a chi fa lo storico di mestiere, e c'è quella raccontata da chi dei fatti e degli episodi fu protagonista. E non è detto che le due 'storie' coincidano perché l'emozione di chi è stato o si sente protagonista di fatti epocali, come la Rivoluzione di popolo che portò alal cacciata dei francesi dall'Algeria, spesso pone in un'ottica personale, che può anche portare a travisare gli eventi. L'Algeria, una volta conquistata la libertà, ha sempre cercato di dare della storia la sua visione e questa operazione continua ancora oggi, con il Ministero dei moudjahidine, dedicato ai combattenti ed alla salvaguardia della memoria della Rivoluzione, ha cominciato una paziente opera di raccolta delle testimonianze orali di chi a quel'epopea partecipò.
Un'operazione che, sino ad oggi, ha consentito di raccogliere oltre 4000 ore di registrazioni, ma la fine è ancora lontana perchè ancora moltissimi sono i combattenti in vita, pure se per tutti l'età è molto avanzata e chiedere a loro di ricordare non sempre è cosa che porta a risultati credibili.
Un aspetto pare comunque evidente in questa impresa, e cioè che la raccolta delle testimonianze dei combattenti non intende assolutamente scrivere o riscrivere la Storia - lo ha detto il ministro dei Moudjahidine, Tayeb Zitouni, in una dichiarazione all'Aps -. Sull'Indipendenza e la sua epopea sono stati scritti centinaia di libri e, a seconda dell'estrazione culturale e geografica degli autori, con visioni spesso discordanti. Fare parlare oggi i combattenti viene quindi visto come un contributo ed un modo di raccogliere informazioni e racconti di prima mano, pur se il passare degli anni ed i meccanismi autoassolutori potrebbero appannarne l'attendibilità.
In quanto sta facendo il Ministero dei moudjahidine sembrano esserci più ragioni, la prima e più evidente delle quali è rinsaldare, soprattutto nelle generazioni più giovani, il senso di appartenenza ad una comunità nazionale. Cosa che, negli ultimi anni, è andata un po' sfumando, nonostante gli sforzi del Governo di dare a tutti l'orgoglio di sentirsi algerini. Ma il Paese, messa da parte da tempo l'euforia della vittoria sui francesi, è alle prese con frizioni in seno al corpo sociale, che mai si pensava potessero manifestarsi. Come, ad esempio, il ripetersi di scontri tra ragazzi arabi e mozabiti o, peggio, l'esplodere di episodi di delinquenza giovanile che poco o nulla hanno a che fare con la cultura degli algerini.(ANSAmed).
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