(di Massimo Lomonaco) (ANSAmed) - RAMALLAH, 6 MAR - Stop a tutte
le attivita' di coordinamento di sicurezza con Israele. E' la
decisione presa dal Consiglio centrale dell'Olp - per ora in
forma di 'raccomandazione' all'Autorità nazionale palestinese
del presidente Abu Mazen - al termine di una due giorni
incentrata sulle strategie da assumere di fronte allo stallo
ormai prolungato del processo di pace e sullo sfondo di un clima
di tensione sempre più evidente. La decisione - che sembra
rimettere in questione uno dei punti centrali degli Accordi di
Oslo degli anni '90 - e' stata motivata con ''la sistematica
violazione'' da parte di Israele ''dei suoi obblighi in
relazione agli accordi firmati'', oltre che come una risposta ai
''raid militari nello stato di Palestina e agli attacchi contro
civili e proprietà'' private. Secondo l'organismo dell'Olp
(composto da oltre 120 membri in rappresentanza di Cisgiordania,
Striscia di Gaza ed esponenti della diaspora in vari paesi
arabi) va poi ''respinto ogni tentativo di riconoscere Israele
come Stato Ebraico'', questione introdotta come condizione di
ogni prospettiva di pace dal governo di Benyamin Netanyahu. ''La
Palestina - si legge ancora nella dura dichiarazione diffusa
stasera dal massimo organismo rappresentativo della causa
palestinese - non legittimerà le politiche razziste condotte da
Israele contro il popolo palestinese, sia all'interno d'Israele
sia nello stato di Palestina'', esattamente ''come rigetta
l'islamizzazione della regione voluta da entità estremiste''
della galassia jihadista. Altro punto adottato riguarda il
boicottaggio di ''tutti i prodotti israeliani e non solo di
quelli degli insediamenti''. ''Israele - e' detto - deve pagare
il prezzo per il rifiuto di assumersi le sue responsabilità'
rispetto alla legge internazionale, incluso il sistematico
diniego del diritto all'autodeterminazione del popolo
palestinese''. Nel documento, votato al termine della riunione -
e pubblicato in arabo dall'agenzia Maan - si legge quindi che
''ogni nuova Risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu''
dovra' assicurare ''un rinnovato impegno per la legittimità
internazionale'' e garantire ''un termine per porre fine
all'occupazione e per consentire allo Stato di Palestina di
esercitare la sua sovranità sul proprio territorio occupato nel
1967, compresa la capitale, Gerusalemme''. Senza escludere la
risoluzione della ''la questione dei profughi''. Oggi stesso il
capo negoziatore palestinese Saeb Erekat aveva richiamato le
dichiarazioni del presidente dell'Anp, Abu Mazen, secondo il
quale andrebbe rispolverata l'Iniziativa di Pace Araba per
raggiungere una pace ''durevole e giusta in Palestina, in modo
da averla nel resto della regione''. Ora spetta alla stessa
leadership dell'Anp stabilire i tempi e i modi dell'attuazione
delle direttive dell'Olp. E secondo fonti palestinesi - citate
dai media israeliani - gli Usa avrebbero già messo in guardia
Abu Mazen dal prendere decisioni importanti prima delle
imminenti elezioni in Israele. Il documento di stasera appare
comunque destinato a suggellare una fase di escalation, già
segnata - dopo il rifiuto del governo Netanyahu di congelare le
colonie nei Territori e l'interruzione dei negoziati
sponsorizzati dagli Usa - dalla battaglia diplomatica sul
riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'assemblea
generale dell'Onu. Seguita dall'annuncio di un ricorso
palestinese alla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja
contro crimini di guerra imputati a Israele e dalla ritorsione
del governo Netanyahu con il blocco dei trasferimento dei dazi
doganali raccolti per conto dell'Anp. (ANSAmed).