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De Gregorio, guerriglia contro l'Unione

Processo a napoli

De Gregorio, guerriglia contro l'Unione

Strategia adottata con Berlusconi contro maggioranza Prodi

NAPOLI, 29 ottobre 2014, 13:36

Redazione ANSA

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Guerriglia urbana. Atti di sabotaggio. Devastazione. Nel linguaggio figurato al quale fa ricorso l'ex senatore Sergio De Gregorio, la cosiddetta ''Operazione Libertà'', ovvero la presunta compravendita dei senatori all'origine, secondo l'accusa, della caduta del governo Prodi, fu davvero una guerra senza esclusioni di colpi. Una azione ideata da Silvio Berlusconi, che - come dirà l'ex parlamentare - non aveva mai accettato di aver perso le elezioni per una manciata di voti e voleva riprendersi a tutti i costi Palazzo Chigi. A quella iniziativa spregiudicata lui diede una adesione convinta, sia per ragioni politiche (era stato vicino al Psi di Craxi e successivamente approdato a FI prima di farsi eleggere nell'Idv) sia economica, avendo ricevuto dal Cavaliere tre milioni di euro che erano ''una manna dal cielo'' in un momento in cui era oberato di debiti. De Gregorio ha riposto oggi in aula alle domande dei pm Vincenzo Piscitelli e Fabrizio Vanorio al processo che vede imputati per corruzione Berlusconi e l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola. De Gregorio, che chiuse la vicenda giudiziaria con un patteggiamento, è stato interrogato in qualità di testimone assistito. ''Con Berlusconi avevamo adottato una strategia di guerriglia urbana per devastare la coalizione dell'Unione", ha detto. Nel corso dell'udienza ha ripercorso le tappe della sua attività giornalistica, dall'acquisto dell'Avanti su richiesta di Craxi, all'adesione del 1994 a Forza Italia (''Divenni anche tra i dieci dirigenti che dovevano organizzare il partito sul territorio. Avevo costruito una grandissima squadra sul territorio''). ''In Campania avevamo costituito un battaglione, un esercito. Nel 2005 io avevo preparato la mia candidatura organizzando manifestazioni, sovvenzionando candidati, il 'battaglione' aveva costi altissimi che mi immiserì''. Fu invece escluso dalla lista per l'opposizione del coordinatore campano di FI Antonio Martusciello (''capì che avrei ottenuto un risultato clamoroso, potevo essere il primo degli eletti creando lo scompiglio tra i locali. Chiese a 6 sindaci di scrivere una lettera a Berlusconi sostenendo che se fossi stato candidato loro si sarebbero ritirati dalla lista''). Berlusconi per non avere rogne mi cancellò all'ultimo momento. Oltre al massacro economico dei precedenti cinque anni, ci rimisi altri soldi''. Fu contattato dall'Idv e dopo qualche titubanza legata al suo passato socialista (''Di Pietro era stato giudice di Craxi'') accettò: ''Di Pietro diceva sempre sì, accettava ogni richiesta. Alla fine l'offerta era talmente forte che la candidatura era diventata irrinunciabile''. ''La mia attenzione - ha spiegato - era quella di mostrarmi a a Berlusconi, volevo che capisse che aveva buttato migliaia di preferenze''. La maggioranza era labilissima. ''Berlusconi voleva pareggiare i conti in Senato acquisendo parlamentari dall'altra parte tramite promesse o dazioni economiche. Andai a Palazzo Grazioli da solo o il giorno della proclamazione, avevo dentro un magone. Lui disse: proprio tu mi hai fatto perdere le elezioni. Era convinto di aver perso causa della Campania''. Gli raccontò dei debiti, di somme ottenute a tassi usurai. ''Berlusconi disse: 'Guarda, faccio qualsiasi sacrificio politico ed economico per riportarti a casa. Il mio obiettivo è ribaltare la situazione in Senato e tu devi darmi una mano' ''. De Gregorio chiese di attendere che si creassero le condizioni politiche. Ha parlato di tre incontri con il Cavaliere. Il secondo avvenuto dopo la nomina a presidente della Commissione Difesa contro il candidato di centrosinistra. ''Lavitola mi disse: per Berlusconi risolvere i tuoi problemi è come pagare il conto in ristorante. Quando tornai a Palazzo Grazioli seppi che la strategia era stata chiamata Operazione Libertà. A questo incontro ne segui un terzo: Lavitola mi spinse a parlare chiaramente i debiti e usura. Berlusconi mi domandò a bruciapelo: ma quant'è l'esposizione delle tue aziende? Io gli dissi tre milioni pensando che fosse un cifrone, ma se avessi detto 5 o 8 sarebbe stato lo stesso. Disse: non preoccuparti il problema te lo risolvo io''. Un milione fu erogato sotto forma di finanziamento a Italiani nel Mondo, gli altri due in contanti consegnati da Lavitola. ''Lavitola era punto di riferimento per un gran numero di parlamentari. Con Berlusconi si permetteva addirittura di alzare la voce. Entrava a Palazzo Grazioli senza prendere appuntamento. Davanti a lui i parlamentari si mettevano sull'attenti''. ''C'era un battaglione - ha sottolineato - con il compito di agganciare senatori transfughi. Lavorammo sistematicamente non solo all'acquisizione di parlamentari, ma anche sulla non presenza in aula. Avevamo fogli sulle ginocchia come una battaglia navale: con questo chi ci parla?''.


   

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