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Il 2015 sarà l'anno più caldo mai registrato

Pesa anche El Nino

Redazione ANSA

Che il 2015 sara' l'anno piu' caldo di umana memoria ormai e' praticamente certo. Lo scorso mese ha segnato un record dei record: non solo come ottobre piu' caldo dal 1880, ma anche per aver fatto registrare la maggiore differenza di temperatura di ogni altro mese. Pesano le emissioni di gas serra e influisce anche il fenomeno di El Nino. 

I dati delle agenzie scientifiche indicano che la temperatura di ottobre 2015 e' stata di oltre un grado centigrado superiore alla media del periodo 1951-1980 preso come riferimento nel lungo termine dagli scienziati. Finora l'anomalia record era stata registrata a gennaio 2007, con una differenza di 0,97 gradi centigradi.

"Le probabilita' che il 2015 sia un anno record per il caldo sono ora del 99,9%", ha scritto su Twitter Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa. Quest'anno tra l'altro finira' probabilmente con l'avere una temperatura globale che supera di un grado i livelli preindustriali. Un primato che per gli esperti e' un segno dell'aumento globale delle temperature a causa dell'accumulo di gas serra, ma non solo.

Il 2015 anno piu' caldo mai registrato e' "quasi inquietante, un salto notevole per i modelli dei cambiamenti climatici", secondo Hans Joachim Schellnhuber, climatologo del Cbe Potsdam Institute for Climate Impact Research intervenuto oggi in un convegno a Rieti. A tale esito, ha sottolineato, contribuisce "direttamente l''evento del Nino", il fenomeno che consiste nel riscaldamento delle acque del Pacifico centro-orientale e che in base ai dati disponibili finora quest'anno e' fra i tre piu' forti di sempre. Schellnhuber osserva anche che "se la tendenza non verra' modificata, ci sara' un aumento della temperatura entro fine secolo di oltre 5 gradi centigradi, arrivando in Medio Oriente a 60 gradi percepiti".

Ue, accordo globale includa taglio 50% CO2 per 2050; quasi zero emissioni 2100
L'Unione europea andrà alla conferenza Onu sul clima di Parigi per incassare un accordo globale che preveda il picco massimo delle emissioni per il 2020 "al più tardi", un taglio del 50% entro il 2050 rispetto al 1990 e quasi zero emissioni entro il 2100. Questo il piano di battaglia messo a punto dai ministri dell'ambiente dei 28 oggi a Bruxelles. L'Ue a Parigi si batterà anche per "un meccanismo dinamico di revisione" ogni cinque anni. "Per la prima volta l'Ue traduce l'obiettivo di rimanere entro la soglia dei due gradi di riscaldamento globale a investitori e imprese" ha detto il ministro dell'ambiente lussemburghese, Carole Dieschbourg, per la presidenza di turno dell'Ue. "L'Ue non firmerà un accordo qualsiasi" ha sottolineato il commissario europeo al clima, Miguel Arias Canete, che ha ricordato come al momento attuale "sappiamo già che gli attuali contributi (di riduzione delle emissioni, ndr) non saranno sufficienti: per questo faremo il punto della situazione ad una conferenza ad hoc a Rabat, in Marocco, ad ottobre". Per ora "abbiamo gli impegni di 62 Paesi, che coprono quasi il 70% delle emissioni globali" ha detto Canete. L'Ue a Parigi si batterà quindi per "un meccanismo dinamico di revisione" ogni cinque anni, in cui ciascun Paese renderà conto di quanto raggiunto, non potrà diminuire gli impegni presi, ma in caso sottometterne di nuovi. "Senza questo meccanismo il sistema non sarà credibile" ha aggiunto il commissario europeo al clima. Quanto ai finanziamenti per le attività di mitigazione e adattamento "l'Europa è pronta a fare la sua parte e saremo in grado di dare una prima indicazione a novembre" ha concluso Canete.

Ambientalisti, posizione Ue ancora troppo debole
La posizione dell'Unione europea in vista della conferenza Onu sul clima di Parigi è "ancora lontana" da quanto necessario per raggiungere un accordo globale efficace. Questo il commento di Jiri Jerabek di Greenpeace, dopo la riunione dei ministri dell'ambiente dei 28 oggi a Bruxelles. Un punto di vista di fatto condiviso anche da altre organizzazioni, come Climate Action Network Europe (Can) e Wwf. Secondo Jerabek "l'Europa può fare di più per accelerare la transizione energetica verso un sistema basato sulle rinnovabili e impegnarsi ad eliminare i carburanti fossili a casa". Il passo successivo a Parigi dovrebbe essere quello di presentare "un fronte unito per il bando graduale dei carburanti fossili entro il 2050". Anche per Wendel Trio, direttore di Can, "la posizione negoziale include 'aree oscure' che minano la leadership Ue nei negoziati". Quelli che mancano secondo Trio sono "i dettagli" su come aumentare la lotta contro i cambiamenti climatici e misure ulteriori per il 2020. "L'Europa non si può permettere di pianificare un risultato debole a Parigi" rincara Geneviève Pons Deladrière, direttore dell'ufficio Ue del Wwf. "L'aumento degli stessi target sul clima dell'Europa e livelli adeguati di finanziamento saranno punti cruciali da chiarire nei prossimi mesi" aggiunge Pons, che ricorda come "Parigi verrà giudicata sulle basi delle azioni, non delle parole".

Wwf, 2015 sia anno più caldo anche per agire 
"I dati del Noaa preannunciano che il 2015 sarà l'anno più caldo, speriamo anche per agire". Il Wwf commenta così, con un occhio alla conferenza Onu sul clima in programma a Parigi a fine anno, i dati diffusi dall'Agenzia Usa per l'atmosfera e gli oceani (Noaa), secondo cui c'è il 97% di probabilità che l'anno in corso sia il più caldo mai registrato dal 1880 ad oggi. "Il 2015 rappresenta uno 'spartiacque' nella storia del clima non solo per i dati record di febbre del pianeta, ma anche per l'opportunità che abbiamo di concordare un nuovo accordo sul clima il prossimo dicembre", dichiara il Wwf. "Questa lunga sequenza di record di temperatura deve essere un monito per i leader di tutto il mondo affinché abbiano il coraggio di 'cambiare il cambiamento climatico'. Se non taglieremo drasticamente i gas serra - avverte l'associazione ambientalista - dovremo fare i conti con un clima imprevedibile, irriconoscibile e devastante per i sistemi naturali e tutta l'umanità".

Greenpeace,rapido stop carbone;verso 100% rinnovabili 
 ''Un rapido abbandono dell'uso del carbone e lo sviluppo di un sistema energetico europeo che, al 2050, punti su energia al 100% rinnovabile per tutti, con il fondamentale contributo dell'efficienza energetica''. Questa la richiesta di Greenpeace lanciata dalla manifestazione in occasione della riunione dei ministri dell'Ambiente Ue a Bruxelles, in cui si è discusso della posizione da tenere alla Conferenza Onu sul clima in programma a Parigi a dicembre. ''L'Unione europea - aggiunge l'associazione - punta ad un taglio delle emissioni al 2030 di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990''. ''La posizione dell'Ue è ancora ben lontana da quanto serve per riuscire ad ottenere un efficace accordo globale - afferma Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima ed energia di Greenpeace Italia - l'Europa può e deve fare di più per velocizzare la transizione energetica verso un sistema che si basi completamente sulle rinnovabili, impegnandosi al contempo ad abbandonare definitivamente l'utilizzo di combustibili fossili. A Parigi ci sarà bisogno di un fronte unito che supporti l'uscita dall'era fossile a livello globale entro il 2050''.

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