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Arrestato 'Genny 'a carogna', ultrà degli scontri nella finale di Coppa Italia

La Digos di Roma ha arrestato Gennaro De Tommaso per i fatti avvenuti all'interno e all'esterno dello stadio Olimpico di Roma il 3 maggio scorso

 Le immagini di quel ragazzo appollaiato sulla balaustra dello stadio Olimpico intento a discutere con il capitano del Napoli Marek Hamisk fecero il giro del mondo. Una sorta di trattativa per fare giocare una partita di calcio, la finale di Coppa Italia, in una drammatica serata di maggio in cui un tifoso napoletano era rimasto ferito gravemente nel corso di un rissa. Una serata nel quale vi fu un "leader e istigatore delle violenze".

Violenze per le quali Gennaro De Tommaso, al secolo 'Genny 'a carogna', è stato arrestato dagli uomini della Digos di Roma. Con lui altre quattro persone sono state raggiunte da misure interdittive (obbligo di firma) e tra loro anche Massimiliano Mantice, intervenuto anche in soccorso di Ciro Esposito, pochi minuti dopo gli spari di Daniele De Santis in via di Tor di Quinto. Tre di loro sono stati riconosciuti attraverso le immagini delle telecamere e facevano parte del gruppo di 100 ultrà capeggiati da Genny che con felpe nere e fumogeni si erano radunati a piazza Mazzini e lungo la strada verso lo stadio, scortati dalla polizia, lanciarono fumogeni contro gli agenti e le auto. Sono accusati a vario titolo di concorso in resistenza a pubblico ufficiale e violazione della normativa sulle competizioni sportive, in particolare "lancio di materiale pericoloso ed invasione di campo in occasione di manifestazioni sportive". Ma non solo. De Tommaso è accusato anche di violazione 'sul divieto di striscioni e cartelli incitanti alla violenza o recanti ingiurie o minacce'. L'ultrà infatti indossava una scritta con la scritta 'Speziale libero', il ragazzo accusato di aver causato la morte dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, nel 2007.

Genny viene descritto dal gip come a capo di un gruppo di ultrà che segue regole paramilitari. Sia all'esterno che all'interno dello stadio, De Tommaso, già con precedenti penali, "mostra totale disprezzo per l'ordine costituito riconoscendo solo nel calciatore del Napoli una controparte credibile per scongiurare ulteriori atti di violenza". Un'attitudine anarcoide ma da capobranco. "Ha agito - scrive duramente il gip - per istinto primitivo, carisma e superiorità di posizione, in perfido e attivo disconoscimento sia della sensibilità civile sia dell'autorità della legge, privo, al pari del suo seguito, di istruzione basilare e delle più elementari capacità comunicative, verbali e scritte". Gennaro De Tommaso, in sostanza, "ha un unico mezzo disponibile, quello della violenza, espressa di volta in volta attraverso gesti, segnali condivisi dal gruppo, slogan concordati divulgativi di istigazione alla aggressività e grida inneggianti a comportamenti di anarchia rispetto alla comunità civica".

Nelle fasi del prepartita gestisce in prima persona la vicenda. Su questo punto il gip afferma che "da anarchico quale è, De Tommaso non colloquia con le autorità cui non riconosce nessun potere. Colloquia con il giocatore. Poi si limita a comunicare che, per conto proprio e del suo seguito, non vi saranno violenze annunciate e fa il gesto del pollice alzato verso le autorità dando il proprio consenso a giocare la partita in condizioni di sicurezza". Per gli inquirenti, infatti, De Tommaso è a capo di una sorta di esercito metropolitano composto da ultrà animati "soltanto da rabbia violenta da scaricare e privi di qualunque spirito sportivo: essi sono intenzionati solo a porre in essere comportamenti di intimidazione verso forze dell'ordine". Una massa "in avanzamento a mo' di guerriglia urbana".

In questo quadro Genny "si staglia davanti a tutti con gesticolare eloquente di comando ed autorità riconosciuta, dà ordini" e "il gruppo obbedisce ai suoi comandi" perché lui "è il capo". 

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