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Mafia Roma, 'Panzironi al suo servizio'

Mafia Roma, 'Panzironi al suo servizio'

Motivazioni Riesame, Odevaine 'spregia la buona amministrazione'

ROMA, 23 gennaio 2015, 15:48

Redazione ANSA

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Mafia: in totale 37 arresti, Anche ex ad Ama Panzironi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mafia: in totale 37 arresti, Anche ex ad Ama Panzironi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mafia: in totale 37 arresti, Anche ex ad Ama Panzironi - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Mette al servizio dell'associazione criminale non solo la propria funzione, ma anche le proprie capacità di influenza sulle dinamiche politico-amministrative e il proprio personale collegamento con il sindaco Alemanno". Lo scrive il Riesame nelle motivazioni della sentenza che conferma il carcere per Franco Panzironi, ex Ad di Ama indagato per Mafia Capitale. Luca Odevaine, invece, "mostra di avere in spregio ogni principio di fedeltà e di buona amministrazione che dovrebbe condurre la sua opera".

Un indagato spregiudicato "che mette al servizio dell'associazione criminale non solo la propria funzione, ma anche le proprie capacità di influenza sulle dinamiche politico/amministrative ed il proprio personale collegamento con il sindaco Alemanno". Lo scrive il tribunale del riesame circa l'ex ad di Ama Franco Panzironi. Il collegio competente sulla legittimità delle misure restrittive ha depositato le motivazioni con le quali si è pronunciato sui ricorsi di 11 indagati nell'inchiesta su Mafia Capitale confermando il carcere per Panzironi, Luca Odevanine, Claudio Turella, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto e Nadia Cerrito, modificando le misure per altri quattro ed annullando quella emessa nei confronti Franco Cancelli. Circa Panzironi, accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione e turbativa d'asta, il tribunale del Riesame afferma essere soggetto che "riceve elargizioni continue, quasi una sorta di retribuzione da parte del sodalizio, quale compenso per il mercimonio della sua funzione e di quelle degli altri pubblici ufficiali che in Ama agivano sotto la sua direzione".

Panzironi punto riferimento Buzzi - "Franco Panzironi costituisce un punto di riferimento fondamentale per Salvatore Buzzi per l'aggiudicazione di appalti in Ama e, comunque, per ogni problema che quest'ultimo ed il sodalizio da lui rappresentato ha nei confronti dell'amministrazione romana in materia di gare pubbliche, stanziamenti di bilancio per le aree di interesse ed i relativi pagamenti". Lo afferma il tribunale del riesame di Roma nelle motivazioni al rigetto della sua richiesta di revoca dell'ordinanza di custodia emessa nei suoi confronti. Secondo il collegio presieduto da Bruno Azzolini, Panzironi "è un amministratore esperto e navigato che per molti anni si colloca ai massimi livelli dell'amministrazione capitolina ed è perfettamente addentro ai più reconditi meccanismi politico-burocratici attraverso i quali avvengono le aggiudicazioni degli appalti concernenti i servizi pubblici". "In altri termini - si legge nel provvedimento del tribunale - sarebbe certamente riduttivo ed erroneo vedere nel rapporto Buzzi/Panzironi soltanto la corruzione di un pubblico ufficiale da parte di un disinvolto imprenditore". Quest'ultimo, per i giudici, non è solo un imprenditore che "amplia i propri orizzonti lavorativi attraverso la corruzione; la sua forza di penetrazione nell'amministrazione pubblica che gli deriva dalla fama criminale dell'associazione diretta da Carminati". Questo al punto che "chi tratta con Buzzi (pubblici ufficiali, altri imprenditori) - si legge nelle motivazioni - sa con chi ha a che fare. Panzironi sa perfettamente che e che cosa Buzzi rappresenta, e decide consapevolmente di agevolarne l'attività acquisendo il proprio tornaconto attraverso il prezzo della corruzione".

Da Odevaine spregio buona amministrazione - "Luca Odevaine mostra di avere in spregio ogni principio di fedeltà e di buona amministrazione che dovrebbe condurre la sua opera". E' quanto scrivono i giudici del Tribunale del Riesame nelle motivazioni alla decisione con cui hanno respinto la richiesta di scarcerazione per l'appartenente al Tavolo per l'emergenza nomadi e finito in carcere con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. I giudici scrivono che Odevaine ha percepito dal clan Carminati "in maniera continuativa denaro come prezzo della propria opera di funzionario pubblico". L'ex capo della polizia provinciale di Roma "non prova alcun senso di disagio per i propri comportamenti sconvenienti e riprovevoli che antepongono l'interesse personale e quello degli imprenditori che lo corrompono alle esigenze umanitarie che sono sottese alle decisioni che influenza per la propria funzione al Tavolo".

Odevaine garantiva gestione migranti - Luca Odevaine, per i giudici del Riesame di Roma, "esalta, al fine di valorizzare il proprio ruolo nell'associazione, le competenze del Tavolo per l'emergenza nomadi cui partecipa evidenziandone la dimensione nazionale e la capacità di orientare i flussi di immigrati". E' quanto si legge nelle motivazioni con cui spiegano la decisione di respingere la richiesta di scarcerazione per l'accusa di associazione a delinquere con l'aggravante della mafiosità. I magistrati, in merito alla posizione di Odevaine, scrivono che il suo "completo e comprovato inserimento nel sistema politico/burocratico romano e la conseguente rete di conoscenza e entrature ad ogni livello, rende evidente il pericolo di recidiva che non può che essere evitato con la più afflittiva delle misure".

 

 

 
   

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