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Ilva:papà operaio morto a colleghi figlio, non salite su gru

Ilva:papà operaio morto a colleghi figlio, non salite su gru

TARANTO, 18 dicembre 2014, 15:34

Redazione ANSA

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''Vi chiedo di non salire su quelle macchine. Dovete difendere in primis la vostra vita, la vostra dignità di uomini pretendendo di lavorare in tutta sicurezza, ricordandovi che non ci vogliono giorni o mesi, ma attimi per perdere la vita''. E' l'appello accorato rivolto ai gruisti del reparto Ima dello stabilimento Ilva di Taranto da Amedeo Zaccaria, padre di Francesco, il 29enne morto il 28 novembre 2012 dopo essere rimasto intrappolato nella cabina guida di una gru caduta in mare al passaggio di un tornado. Giovedì scorso nello stesso reparto dell'area portuale in concessione al Siderurgico una gru in manutenzione si è spezzata in due tronconi e due operai, uno dei quali caduto in mare, hanno riportato contusioni. ''Ho rivissuto i momenti tragici di quel giorno - osserva Zaccaria - vi assicuro che l'Ilva non avrebbe dovuto inventarsi nulla per salvaguardare la vita di mio figlio Francesco, sarebbe bastato osservare tutte le precise e severe norme che riguardano le macchine sulle quali voi operate''.
    Il papà del lavoratore contesta l'accordo firmato nella giornata di ieri dai sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm relativo alle misure di sicurezza. ''Vi chiedono di tornare a operare sulle gru - precisa - in attesa di fantomatici controlli da effettuarsi. Lasciate che le chiacchiere siano le loro e la vita la vostra. Geneticamente sono il papà di Francesco, moralmente vi sento tutti come miei figli: ho perso un figlio per colpa di qualcuno e non per tragica fatalità, pertanto - conclude Amedeo Zaccaria rivolgendosi agli operai - non voglio perdere altri miei figli''.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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