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Vita tra le serre, la Romania siciliana

Vita tra le serre, la Romania siciliana

Fotoreportage dalla contrada Maccani nelle campagne ragusane

30 novembre 2014, 11:39

Francesca Commissari

ANSACheck

Le serre di contrada Macconi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le serre di contrada Macconi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le serre di contrada Macconi - RIPRODUZIONE RISERVATA

La zona dove è stato ritrovato il corpo del piccolo Stival, 8 anni, è caratterizzata da una lunga serie di serre per la produzione di verdure. Tonnellate di pomodori di tipo Pachino, soprattutto. Qui lavorano migliaia di operai: impiegati nel periodo del raccolto, si trovano invece senza lavoro e con molto tempo da impegnare nel periodo invernale. 

Inoltrandosi nelle campagne che da Vittoria portano a Gela si delinea un paesaggio che racconta la realtà di una economia, quella della fascia trasformata, che percorre gli ultimi 40 anni della storia del territorio. Questa campagna che una volta faceva della produzione del vino il suo fiore all’occhiello, dagli anni 70 ha vissuto un cambiamento che l’ha portata ad essere una delle maggiori produttrici di ortaggi in Italia. Le serre hanno permesso negli anni ottanta una crescita economica di queste terre occupandone interamente il paesaggio, così cambiandone la vita e la quotidianità.

Le serre, gestite da piccole imprese famigliari, dipingono uno sterminato mare di plastica che si confonde e si perde sulle sponde del mare Mediterraneo. A diciotto chilometri da Vittoria si trova Macconi un piccolo borgo nato come luogo di villeggiatura per gli abitanti di Acate. Qui gli acatesi hanno costruito le loro case per le vacanze, abitate nei caldi mesi estivi. Questo piccolo borgo è stretto dall’abbraccio del mare e delle serre agricole. Tradizionalmente queste case venivano abbandonate durante dieci mesi all’anno, lasciando così che la sabbia della spiaggia potesse riprendere quelle strade che da sempre le appartengono.

Nelle giornate invernali le strade di Macconi si presentano solitarie e sembra che solo il ricordo dell’estate le abiti. L’ambulatorio medico turistico è chiuso, gli stabilimenti balneari hanno messo i lucchetti alle loro porte e il piccolo supermercato è frequentato solo da una coppia di cani. A prima vista questo borgo vive nell’attesa del ritorno dell’estate e dei suoi abitanti. Però secondo l’anagrafe di Acate in questa zona vivono e lavorano quasi duemila migranti, dei quali milletrecento rumeni. Anche se durante il giorno la loro presenza è impercettibile, si scorgono dettagli che confermano questo dato.

Nella strada principale della contrada vi è un piccolo negozio di alimentari: sul tetto ha innalzato la bandiera tricolore rumena. Questo esercizio, che normalmente apriva solo durante i mesi estivi, è gestito da un italiano che grazie all’arrivo dei Rumeni impegnati nel lavoro delle serre, rimane aperto tutto l’anno. Entrando si comprende che è questa comunità che mantiene vivo il negozio di Gianni, infatti già dalla strada si possono sentire le note delle canzoni rumene che vibrano al suo interno.

Proprio qua si ritrovano i rumeni dopo le giornate di lavoro nelle serre.  Romeo è uno di loro. Da nove anni è venuto da Bodosciani con la sua famiglia. Sia lui che la moglie Cornelia lavoravano per le ferrovie dello stato rumeno come tecnici specializzati. La loro vita è cambiata insieme all’economia del loro paese, che li ha riportati nelle campagne dopo la chiusura delle strutture in cui lavoravano. Lì vivevano di una agricoltura di sussistenza che però non garantiva la possibilità di migliorare la loro condizione economica. Nove anni fa, grazie al passaparola tra compaesani, scoprirono che nella provincia siciliana di Ragusa c’era l’opportunità di lavorare nelle campagne, come già facevano in Romania, però guadagnando un salario. La promessa che in Italia avrebbero potuto lavorare e guadagnare sufficientemente li ha convinti a emigrare. Decidono quindi di partire con un autobus che dopo tre giorni di viaggio li lascia nella stazione di Vittoria. Quasi immediatamente trovano impiego in quelle campagne che i giovani italiani da anni non vogliono più lavorare.

Dapprima i due figli rimangono in Romania con i nonni poi, raggiunta l’età lavorativa, si riuniscono ai genitori per impegnarsi nel lavoro delle serre come loro. I proprietari delle serre li occupano in giornate di 10-12 ore per salari giornalieri di 25-30 euro. Anche se questa cifra è ben al di sotto delle minime decretate dal sindacato, loro scelgono di rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare, perché comunque riescono a risparmiare qualcosa. Durante i primi anni in Sicilia vivono in case messe a disposizione dai proprietari terrieri, che però molte volte risultano fatiscenti e senza i servizi minimi. Da qualche tempo hanno trovato la possibilità di affittare una casa a Macconi. Qui sono più indipendenti e hanno creato una comunità insieme ad altri connazionali.

Romeo racconta le difficoltà del lavoro e di come a volte i 'padroni' non li paghino in nome di un’economia in crisi. Poi descrive le attitudini di alcuni di questi proprietari, che a volte si prendendo il diritto 'di provarci' con le loro compagne. Proprio per questa ragione si è visto costretto a cambiare serra e datore di lavoro, che in sua presenza, si è proposto alla moglie con carezze. 'Ho chiesto i soldi che ci doveva e ce ne siamo andati. Ma chi crede di essere.' Anche Romeo ha seguito le notizie che vedono la sua comunità coinvolta in uno scandalo di sfruttamento sessuale in queste stesse campagne dove la sua famiglia lavora. Conferma che sono molti i casi in cui i padroni si propongono alle donne rumene che lavorano nelle loro serre. 'E poi dicono che sono le nostre donne che rubano i mariti alle italiane'.

Romeo parla poi dell’indifferenza da parte del comune che nonostante sia a conoscenza di questa comunità, li lascia isolati in queste campagne. 'Qua non passa neanche un autobus. Per andare a fare la spesa dobbiamo pagare 20 euro ai taxisti'. La famiglia di Romeo fa la spesa una volta al mese, così da risparmiare sul trasporto. Dato che vivono in un borgo di case per le vacanze estive, durante l’inverno l’acqua arriva una volta alla settimana. 'Noi siamo in cinque. Cosa pensano, che ci laviamo una volta a settimana? Quando torniamo a casa dalle serre secondo loro dovremmo rimanere sporchi?' Oltre a loro in casa vive anche la compagna di Alexander, uno dei figli. Roxana ha ventitré anni e viene da Iash. Ha dovuto lasciare il suo paese per aiutare la madre che per problemi di salute non può lavorare e quindi non riesce a mantenere il figlio più piccolo. In un primo momento è venuta da sola e per un anno ha lavorato a Catania. Ora, da quattro anni, lavora nelle serre vittoriesi, dove ha conosciuto Alexander.

A differenza di molti, Roxana ha ottenuto un contratto: 'ho detto al padrone che se gli piace come lavoro mi deve fare un contratto.' Spesso le serate le passa sul suo tablet parlando con i parenti in Romania. Vorrebbe andare a trovarli, ma il lavoro non le permette di viaggiare. 'Volevo continuare a studiare, ma devo aiutare la mia famiglia. Quindi sto qui e lavoro, così almeno mando qualcosa a casa'. In casa di Romeo c’è sempre la televisione accesa sui canali rumeni e i vicini, dopo il lavoro, vanno spesso a visitarli.

Tra loro c’è Mona, una amica rumena. Ha venticinque anni e da qualche anno ha raggiunto la famiglia che prima di lei era già emigrata in Sicilia per lavorare. Qui ha conosciuto il suo attuale compagno Nelo, da cui ha avuto due figli e dal quale aspetta il terzo. Il suo stato di gravidanza non le permette che alcuni giorni di lavoro nelle campagne, mentre Nelo lavora tutti i giorni della settimana, compresa la domenica, perché '30 euro in più fanno comodo per mantenere la mia famigli'”. Mona si alza alle cinque del mattino e il padrone passa a prendere lei e i due figli, di due anni e mezzo una e di uno e mezzo l’altro.

'Li porto con me perché non so dove lasciarli. La c’è una ragazza di quattordici anni che sta con loro mentre lavoro'. Nonostante la consistente presenza di bambini piccoli in questa zona non esiste nessun asilo dove lasciarli durante le ore di lavoro. Nelo racconta che durante le ultime elezioni comunali aveva appoggiato uno dei candidati perché aveva promesso di creare un piccolo asilo a Macconi. Questo però non è mai avvenuto. Dopo due anni e mezzo dalla nascita della prima figlia non sono ancora riusciti ad ottenere un pediatra.

'Non possiamo andare a Vittoria spesso perché perdiamo giornate di lavoro. Poi quando andiamo ci dicono che sempre manca qualche foglio. Così torniamo a casa come prima. Senza niente'. Nonostante le difficoltà che devono affrontare quotidianamente sono riusciti a crearsi una quotidianità visibile. Al mattino, quando ancora non è sorto il sole vanno al lavoro nelle serre, da cui tornano solo al tramonto. Mentre gli uomini si incontrano al negozio di alimentari, le donne preparano la cena. Molti di loro mantengono vive le loro tradizioni, infatti in mezzo a queste campagne è possibile trovare i più svariati prodotti rumeni.

Il sabato i più giovani frequentano le discoteche, che si trovano tra le contrade che uniscono le infinite serre. Malgrado i chilometri che li separano dal loro paese questa comunità si mantiene unita e dimostra una volontà ferrea di lavorare una terra che le conferisce un senso di appartenenza. Sono poche le agiatezze che si possono permettere, ma ciò nonostante affrontano la realtà con una positività che permette loro ancora di gioire per le piccole cose. L’accoglienza e la voglia di raccontarsi sono percepibili grazie alla forma in cui aprono le loro porte a chi voglia condividere la loro storia e le tradizioni che si sono portati dalla loro terra.

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