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Dna bimba nel Potentino non compatibile con Denise

La mamma: "Chiedo scusa a Piera Maggio"

Il Dna prelevato dalla bambina residente in Basilicata che, "per fare uno scherzo", aveva scritto su Facebook un messaggio a Piera Maggio, dicendo di essere la figlia, Denise Pipitone, non è compatibile con quello della stessa Denise, scomparsa in Sicilia nel 2004: è quanto si è appreso a Potenza, in relazione agli esami effettuati negli ultimi giorni dal Ris. Il Dna era stato prelevato venerdì scorso, con un tampone, dai Carabinieri - su disposizione della Procura di Marsala (Trapani) - e inviato al Ris.

La bambina, residente a Tito (Potenza), ad agosto aveva postato un messaggio sull'account Facebook della madre di Denise, scrivendo "Sono Denise mamma". La vicenda era stata resa nota lo scorso 7 ottobre dalla trasmissione di Rai Tre "Chi l'ha visto?", che nella puntata di ieri ha ripercorso la storia, anticipando i risultati dell'esame di comparazione. Negli ultimi giorni era stata proprio la bambina residente a Tito a confermare ai Carabinieri che si era trattato di uno scherzo, "alimentato" poi dal fatto che la ragazzina, di 11 anni, porta il cognome della madre (e non quello del padre, che non l'ha riconosciuta), identico a quello di una famiglia rom coinvolta nella prima fase delle indagini sulla sparizione di Denise, nata il 26 ottobre 2000 e scomparsa da Mazara del Vallo (Trapani) il 1 settembre 2004.

"Chiedo scusa alla mamma di Denise, ma mia figlia non è Denise. Mia figlia ha fatto un grande sbaglio, io non sapevo niente", ha detto in un'intervista alla Tgr Basilicata la madre della ragazzina.

La donna si lamenta anche dell'aggressione mediatica subita e sostiene che la figlia nell'ammettere di aver fatto uno scherzo ha detto di non essersi resa conto della gravità dell'atto. L'intervista, andata in onda nel tgr delle ore 14, verrà trasmessa nel corso della puntata di oggi della trasmissione "La vita in diretta". "In sintonia con quanto fatto in questi giorni e nel pieno rispetto della privacy e della deontologia professionale -ha detto il caporedattore della Tgr Basilicata, Oreste Lo Pomo - abbiamo usato tutte le accortezze necessarie per evitare l'identificazione della madre e della minore coinvolta in questa vicenda".

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