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Cannes, Macbeth con Michael Fassbender e Marion Cotillard - LA GIORNATA DI SABATO

Il capolavoro shakespeariano sulla bramosia di potere, Macbeth, in una nuova versione cinematografica con due talenti tra i più importanti della nuova generazione

Il capolavoro shakespeariano sulla bramosia di potere, Macbeth, in una nuova versione cinematografica con due talenti tra i più importanti della nuova generazione, Michael Fassbender e Marion Cotillard, arriva, ultimo film in concorso al festival di Cannes, con la regia dell'australiano Justin Kurzel. Uscirà in Italia la prossima stagione distribuito da Videa. Portato centinaia di volte in teatro e all'opera e oltre dieci volte al cinema: con il dramma archetipo sull'ambizione si sono misurati in tanti, Orson Welles, Roman Polanski, Kurosawa del Trono di Sangue e anche Martin Scorsese, dopo Silence che sta finendo di girare in Thailandia, potrebbe farne un film dalla messa in scena di Kenneth Branagh, già applaudita al festival di Manchester. 

Insomma Macbeth continua ad affascinare e trovare spunti di originalità non è certo facile. "Ho cercato - ha spiegato Kurzel - di creare un mondo 'cinematografico' intorno a questo dramma, aiutato dal paesaggio delle Highlands scozzesi e rendere così ancora più aspra la tragedia rispettandone assolutamente il testo". Il film non si discosta dallo scritto di Shakespeare nel raccontare la storia del valoroso generale scozzese Macbeth che si trasforma in un sanguinario, delirante tiranno aiutato dalla moglie, ma esalta tutta l'assurdità delle gesta in un'ostentazione di battaglie, vendette, zampillare di sangue con l'utilizzo potente dei colori e del paesaggio a disposizione e riprese quasi tutte in esterni, in uno stile che allo spettatore moderno può ricordare Il trono di spade. "E' una storia classica, Macbeth è una tragedia seminale sull'ambizione, ma io l'ho vissuta come una storia contemporanea, lui è il simbolo del desiderio di potere e il mondo è pieno di persone divorate dall'ambizione, assetate che perdono la ragione". La sofferenza di Macbeth, all'inizio del film persino un depresso al termine dell'ennesima battaglia in cui è sopravvissuto nonostante le ferite - i generali di re Duncan di Scozia, Macbeth, barone di Glamis, e Banquo sconfiggono le forze straniere, norvegesi e irlandesi, guidate dal ribelle Macdonwald - si trasforma in altro con la manipolazione di Lady Macbeth che lo convince a seguire le profezie delle tre donne che hanno annunciato che sarà il re di Scozia. Dalla prima immagine del film, con la coppia che seppellisce il loro unico figlio, all'ultima tutto ha i colori del sangue o il grigio livido della tragedia che si annuncia in paesaggi freddi, disabitati, dominati dal castello del re di Scozia. "Ho pensato a Macbeth come ad un soldato moderno che rientra dalla guerra in Iraq o in Afghanistan con le difficoltà di reinserimento che diventano malattia e a volte follia. La mia preparazione è stata guardare i film precedenti, soprattutto quello di Kurosawa mi piaceva, ma è poi sulla storia di oggi che ho lavorato e devo dire che prepararmi con quelle storie dei reduci segnati dalla guerra è stato psicologicamente duro", ha aggiunto Fassbender.

Marion Cotillard, a Cannes per la quarta volta consecutiva in concorso, racconta la durezza del film: "Recitare il ruolo di Lady Macbeth in una lingua che non è il mio francese è stato davvero difficile e per la prima volta io che sono abituata a lasciarmi invadere dai personaggi che interpreto, a viverli durante le riprese sia fuori che dentro il set, ho avuto enormi difficoltà a lasciarmi abbandonare a lei, a diventare lei profondamente come ho sempre fatto nella mia carriera. E' cupa, senza speranza, perde completamente la ragione: ammetto di aver avuto problemi, anche se ad aiutarci sul set c'era il paesaggio stesso, i luoghi impervi in cui abbiamo girato, quel vento, quel freddo servivano al film". Forse per questo Fassbender (il protagonista dei film di Steve McQueen, Shame e 12 anni schiavo per cui ha avuto la nomination all'Oscar) parla dell'"umanità che traspare nella recitazione di Marion. C'era questo contrasto tra la violenza estrema delle situazioni e la gentilezza e insieme la tristezza degli occhi di Lady Macbeth". "Io penso - ha aggiunto Cotillard, premio Oscar per La vie en rose - che alla base di tutto ci sia l'incapacità di Lady Macbeth di affrontare le sue paure, fare i conti con il lutto della perdita del figlio, c'è tra lei e Macbeth molto amore, persino istinto di protezione ma un'ambizione distruttiva fino alla follia". Dentro una storia "bruciante come un western", ha concluso il regista, "c'è sicuramente la voglia di tutti noi di rispettare Shakespeare e rendergli omaggio".

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