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"We are the world" compie 30 anni

"We are the world" compie 30 anni

Inciso il 28 gennaio 1985 a Hollywood per devolvere proventi a favore dell'Etiopia, il brano raccolse circa 50 milioni di dollari

31 gennaio 2015, 13:55

Paolo Biamonte

ANSACheck

Michael Jackson e Diana Ross in uno screenshot del video - RIPRODUZIONE RISERVATA

Michael Jackson e Diana Ross in uno screenshot del video - RIPRODUZIONE RISERVATA
Michael Jackson e Diana Ross in uno screenshot del video - RIPRODUZIONE RISERVATA

Compie trent'anni ma è un brano sempre attuale nel richiamo alla pace tra tutti i popoli del mondo: "We are the world". Prodotto da Quincy Jones, il brano è stato scritto da Michael Jackson e Lionel Richie e fu inciso a scopo benefico dagli "United Support Artists for Africa". I proventi dell'operazione musicale furono interamente devoluti alla popolazione dell'Etiopia che all'epoca era afflitta da una drammatica carestia.

L'idea fu di Harry Belafonte e del suo manager che suggerì di coinvolgere altri artisti sul modello del progetto Band Aid, che nel 1984 aveva realizzato un altro brano a scopo benefico contro la fame in Africa, Do They Know It's Christmas?. "We are the world" fu incisa il 28 gennaio 1985 a Hollywood. Parteciparono 45 musicisti, anche Bob Geldof, ideatore del Live Aid. Con voce solista si alternarono Lionel Richie, Michael Jackson, Stevie Wonder, Diana Ross, Ray Charles, Tina Turner, Cindy Lauper, Billy Joel, Bob Dylan, Bruce Springsteen e Dionne Warwick. Il progetto raccolse circa 50 milioni di dollari.

Da YouTube la versione originaria di "We are the world"

La versione di Pavarotti and friends

 “E' come infilare un cocomero in una bottiglia di Coca Cola”. Quincy Jones non poteva descrivere con maggiore chiarezza quanto fosse difficile distribuire le voci soliste nel coro di stelle che ha cantato “We Are The World”. E così il compito di applicare il manuale Cencelli a uno dei brani più celebri della storia del pop fu affidato a Tom Bahler, il braccio destro di Jones che, comunque, anche in quel caso svolse un ruolo determinante nella realizzazione del progetto.

   Oggi la stessa operazione sarebbe portata a termine nella metà del tempo: ciascuno dei protagonisti registrerebbe dove vuole (anche a casa propria o in albergo se è in tournée) la sua traccia, inviando poi il file. E' così che vengono realizzati i dischi di duetti. Logisticamente parlando la cosa più complicata sarebbe l'inevitabile foto di gruppo. Allora si doveva registare tutto in studio: Michael Jackson e Lionel Richie scrissero musica e testo (poi entrambi corrette da Quincy Jones) a casa di Jackson, nel ranch di famiglia a Encino. Con loro doveva esserci anche Stevie Wonder che poi rinunciò. La Toya, sorella maggiore di Michael, con il gusto per la riservatezza e l'understatament che caratterizza la famiglia, ha detto in un'intervista che “Richie ha scritto solo una riga del testo”. Tutte le voci guida furono registrate su cassetta e inviate alle star che dovevano incidere le parti soliste con un appello alla riservateza che fa sorridere: immaginatevi Dylan o Springsteen che consegnano il pezzo alla discografia clandestina e mandano in fumo un progetto da milioni di dollari.

  Quincy Jones curò in modo maniacale anche la segretezza sul luogo e la data della registrazione: il muro di paparazzi fuori dallo studio avrebbe avuto lo stesso effetto del bootleg immaginario. Per motivi mai chiariti, Prince fu l'unica delle super star invitate a non prendere parte alla storica incisione (darà un brano per l'album). Stando alle cronache, il momento di maggior tensione fu provocato da Wylon Jennings e Stevie Wonder. La star del Country sembra che abbia addirittura lasciato lo studio quando Stevie Wonder ha chiesto di inserire alcune parole in Swahili: solo quando, grazie tanto per cambiare alla mediazione di Quincy Jones, è stata trovata una traduzione in inglese Jennings è tornato al suo posto.

  Una volta fatto entrare il cocomero della bottiglia di Coca Cola, è uscito fuori un brano che sicuramente non è un capolavoro ma che comunque resta un evento storico innanzitutto sul piano della beneficenza: ha rappresentato il passo decisivo verso la realizzazione di “Live Aid” e ha garantito un enorme flusso di denaro verso le popolazioni africane colpite dalla carestia. Ma “We Are The World” resta anche l'unico momento in cui praticamente tutte le voci americane più belle del rock e della black music hanno cantato una dopo l'altra come succede in quei filmoni in cui l'emozione di vedere tante stelle tutte insieme finisce per prevalere sui difetti della trama. 

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