A uno dei libri più antichi, le premure che si riservano ai bambini: avvolto in una stoffa azzurro-verde chiusa da uno spillo e le pagine che a tratti sembrano la pelle dei vecchi, sopravvive la storia delle rivoluzioni d'Italia di Carlo Denina del 1816. E' uno dei 627 volumi che Oriana Fallaci aveva nella sua biblioteca e che donò alla Pontificia Università Lateranense alcuni mesi prima di morire. Un fondo fatto di libri, foto, ricordi e vita, perché per la giornalista morta nel 2006, quei libri erano come figli. Da accudire e accarezzare.
Lo racconta il bibliotecario generale della Lateranense Paolo Scuderi che la incontrò per l'archiviazione e ne rimase colpito. ''Quasi per ognuno aveva un aneddoto e su alcuni ha lasciato appunti o post it - ricorda - E' la traccia di sé che voleva lasciarci''. Compresi lo zaino con cui andò a raccontare il Vietnam del napalm, la tessera del partito d'azione o il documento della presidenza del Consiglio che le riconosceva la qualifica di staffetta partigiana da ragazzina.
A pochi giorni dalla fiction 'L'Oriana' (in onda su Rai uno dal 16 febbraio) dedicata alla cronista che raccontò il dolore delle guerre e le vite di chi ha fatto la storia, il ricordo della Fallaci torna nella biblioteca dell'università che affaccia su piazza san Giovanni in Laterano guidata dal vescovo Enrico dal Covolo e allora da monsignor Rino Fisichella che fu profondo amico di Oriana.
Anche per questo la scrittrice scelse quell'ateneo che oggi conta 4000 studenti di teologia, filosofia, diritto e conserva all'incirca 300 mila volumi, il più antico del 1000.
I libri della giornalista fiorentina sono in un deposito custodito e climatizzato ma a disposizione di studenti e ricercatori. Sono testi sacri come una Bibbia in francese classe 1885 o profani come un Don Chisciotte dello stesso secolo, con disegni in bianco e nero. Molti i volumi di storia: da quelli sulla rivoluzione francese alle crociate, passando per il Risorgimento e il brigantaggio e incrociando politica, letteratura, tanta poesia. Nel fondo Fallaci rivivono le rime di messer Petrarca, le commedie di Shakespeare, Moliere e Goldoni, le Mille e una notte accanto all'Iliade, le esplorazioni di Giulio Verne e le strategie del concittadino Machiavelli, fino a un testo su Carlo Marx presentato da Trotzki. Non mancano i moderni, soprattutto romanzieri stranieri (Kerouac, Poe, Steinbeck, Dos Passos, Melville) e le poesie di Garcia Lorca. Altre, sicuramente più vicine all'autrice di 'Un uomo', sono quelle scritte da Alekos Panagulis nel libro 'Vi scrivo da un carcere in Grecia' con la prefazione di Pier Paolo Pasolini: il rivoluzionario greco che con la Fallaci condivise un pezzo di vita, le dedicò una poesia. Titolo: 'Viaggio', non a caso.