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di Alessandra Magliaro
ANSA MagazineaMag #56
Biscotti e t-shirt, seconda chance per i detenuti

Quando il carcere fa la cosa giusta

Se il carcere non è solo il luogo di espiazione della pena ma anche il luogo dove si riacquista dignità, se la giustizia è anche questo, allora passa per il lavoro

Si chiamano Banda Biscotti, ma poi ci sono anche le Dolci Evasioni, le Lazzarelle, Sprigioniamo i sapori, Madeinjail e molti altri. L'ironia non guasta a queste, ed altre, associazioni e cooperative sociali diventate in alcuni casi anche piccole imprese che sviluppano buone pratiche di economia carceraria.

Se il carcere non è solo il luogo di espiazione della pena ma anche il luogo dove si riacquista dignità, se la giustizia è anche questo, allora passa per il lavoro. E' una seconda chance, quella che tutti dovrebbero avere nella vita, un nuovo progetto per il futuro, con nuove competenze. Questo, i dati ne sono la riprova, fa sì che un detenuto che lavora uscendo più difficilmente tornerà a delinquere. In Italia ci sono più di 60 mila detenuti e solo 2000 di essi lavorano, una percentuale decisamente bassa.

Non serve un carcere che umilii ma un carcere che aiuti a non ripetere gli stessi errori.

I detenuti fanno biscotti, magliette, caffè, borse, stampe, oggetti di design, puntando alla qualità più che al profitto. Lavorazioni artigianali e creatività per dare un senso al tempo speso dietro le sbarre e per costruirsi un nuovo futuro. Ogni accessorio finisce per trasferire a chi lo acquista un messaggio che parla di diritti umani, giustizia, condivisione, legalità. Chi compra questi prodotti sa che aiuterà queste persone a fare un lavoro dignitoso, capace di alleviare uno stato di disagio, ridando fiducia e speranza nel futuro. In una parola, a riscattarsi.

Economia carceraria, i volti

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Da Torino a Ragusa, viaggio tra le cooperative che sprigionano sapori

Venezia, i laboratori di Rio Terà dei Pensieri, work in jail, Cooperativa Sociale a Venezia

Tra gli apripista Rebibbia, la terza casa penale di Roma, dove dal 1983 si producono T-shirts e felpe con il marchio Made in Jail. Magliette con scritte, immagini e disegni, spesso in tema 'sbarre': l'idea venne ad un gruppo di detenuti (ora ex) che ritrovando impegno e passione, una volta scontata la pena, si sono reinseriti nella società. Verso la fine degli anni 80, il gruppo ha creato una cooperativa dando vita ad un vero e proprio movimento per favorire dentro e fuori degli Istituti Penitenziari italiani la rieducazione al lavoro e la formazione professionale e culturale.

A Fa' la cosa giusta, la fiera degli stili di vita sostenibili, l'economia carceraria ha occupato, nel mese scorso a Milano, un'intera sezione, rappresentativa di tutto quello che si muove in questo ambito e 10 cooperative si sono riunite per fare rete con un unico brand, Freedhome, che dovrebbe diventare il marchio di una catena di negozi che vendono prodotti dell'economia carceraria.

Spiega Marco Girardello, della cooperativa Banda Biscotti, ''l'obiettivo è quello di creare dei punti vendita, come già è stato fatto a Verbania con un temporary shop sotto Natale e a Torino, dove invece c'è un vero e proprio negozio. Visto il successo che hanno pensiamo sia un'esperienza replicabile anche in altre città". Già a Natale nel temporary shop di Emergency a Roma, i biscotti di alcune cooperative carcerarie come Banda Biscotti di Verbania e Saluzzo, Dolci in libertà della casa circondariale di Busto Arsizio e Sprigioniamo Sapori delle case circondariali di Ragusa e Catania sono andati esauriti. Le dieci cooperative lavorano con i detenuti delle carceri di S. Stefano Belbo (Cn), Verbania, Genova, Gravina in Puglia (Ba), Pozzuoli, Siracusa, Torino, Novara, Venezia e Ragusa.

Banda Biscotti, i cui laboratori si trovano a Verbania nella scuola di formazione dell'Amministrazione penitenziaria, e a Saluzzo, nella casa di reclusione Rodolfo Morandi, produce pasticceria secca. L'iniziativa è una cooperativa sociale intitolata Divieto di sosta e i prodotti sono realizzati interamente all'interno e all'esterno delle carceri di Verbania e di Saluzzo con il lavoro degli ospiti della struttura detentiva. ''Siamo condannati a creare dolcezze'', scherzano quelli di Banda Biscotti. ''Due cose buone: i nostri biscotti e la speranza di farvi cambiare idea sul carcere e sulle persone che lo abitano''. Banda Biscotti trae le proprie origini dall'esperienza di lavoro nel contesto penale maturata in più di 35 anni dalla Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri Onlus. ''Crediamo nel fatto che la formazione possa giocare un ruolo di primo piano rispetto allo sviluppo di politiche votate all'inclusione sociale delle persone più fragili presenti all'interno dei nostri circuiti di pena''.

Nella casa circondariale di Genova Marassi, nella quinta sezione Alta sicurezza, si realizzano t-shirt e gadget personalizzati con frasi di cantautori italiani. Si chiamano Bottega Solidale O'Press e la linea è Canzoni oltre le sbarre. Compiono un paio di anni, i dolci di mandorla e pistacchio e gli altri biscotti, tra cui la famosa Giurgiulena, preparata con sesamo, miele, qualche mandorla e pezzettini di buccia d'arancia di Sprigioniamo Sapori, la cooperativa sociale che lavora all'interno della casa circondariale di Ragusa e Catania 'Piazza Lanza' con un laboratorio in cui si producono anche torroni. La cooperativa nasce come logica conseguenza del progetto di reinserimento sociale "Rompete le righe", finanziato dal Fondo sociale europeo per il Consorzio "La città solidale" di Ragusa che ha coinvolto decine di detenuti.

Lo scopo è lo stesso per tutti: buone pratiche di economia carceraria, valori e seconde possibilità per i detenuti. I prodotti si vendono nei punti vendita, nelle fiere e su internet nei siti delle cooperative e in quelle di e-commerce.

A Torino c'è Lacasadipinocchio, un'associazione culturale che con il marchio Fumne, realizza artigianalmente, con materiali di recupero pregiati e selezionati, accessori preziosi, borse e abiti, anche per bambine con uno stile senza eccessi, con materiali naturali. Da qualche mese hanno preparato una nuova linea di bijoux ispirati alla 'Meditazione', al silenzio e alla riflessione, per esorcizzare l'interminabile tempo della pena: rosari, croci, fazzoletti ricamati, e ciondoli ispirati agli ex voto. Il lavoro artistico è delle donne detenute della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. L'associazione da un anno ha fatto un ulteriore passo, attivando un processo di riconciliazione con la società civile: si tratta di Fumnelab e ha il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia e Comune di Torino e il riconoscimento del Ministero di Giustizia e del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria. Attraverso due giornate di lavoro al mese il Carcere di Torino si apre accogliendo donne libere che desiderano imparare tecniche manuali a loro sconosciute e trascorrere una giornata con le donne detenute che diventano le loro docenti.

A Pozzuoli le detenute del carcere riunite in cooperativa sotto il nome Lazzarelle realizzano il caffè, tostato con la tecnica tradizionale dei vecchi maestri torrefattori napoletani. Il caffè, acquistato dalla Cooperativa Shadhilly, è completamente prodotto dalle detenute in ogni fase. L'impresa sociale è nata nel 2010, con la convinzione che il carcere non debba essere un luogo oscuro e dimenticato e dall'idea che è sempre possibile anche nelle condizioni più difficili essere protagonisti di cambiamento. Si tratta di una micro impresa che promuove l'autoimpiego e cerca, nel suo piccolo, di risolvere uno dei tanti problemi aumentati con la crisi economica, la sottoccupazione femminile. In questi anni ha fatto iniziative con Libera e molte altre associazioni: l'ultima partnership è con il brand beauty etico Lush.

Rio Terà dei Pensieri - Malefatte, a Venezia, è un altro 'work in jail': è' una cooperativa sociale nata nel '94 pensando ad un'alternativa alla cella. Lavora all'interno dei due Istituti Penitenziari di Venezia ed in area penale esterna. I detenuti e le detenute , anch'essi soci lavoratori della cooperativa, coadiuvati da docenti, collaboratori e volontari, producono oggi varie cose. ''Ogni nostra produzione - dicono - è speciale poiché porta con sè la storia delle mani che l'hanno lavorata, fatta di passati tortuosi, presenti di impegno e attese di futuri migliori. Le nostre produzioni raccontano di impegno, etica e cura per l'ambiente: coltiviamo un orto biologico delle meraviglie nel carcere femminile alla Giudecca, stampiamo in serigrafia Tshirts del Commercio Equo e Solidale nel carcere maschile Santa Maria Maggiore, realizziamo borse e accessori con materiali riciclati, produciamo cosmetici, tra cui una linea biologica''. A Campo dei Miracoli, la società cooperativa nata nel '99 a Gravina di Puglia (Bari) si producono taralli salati secondo la tradizione pugliese, mentre in Piemonte, Quelli di Via Sforzesca a Novara si occupano di tipografia nella casa circondariale, come i 'cugini' detenuti di Torino, gli Extraliberi, che hanno laboratorio di serigrafia, stampa digitale e ultimamente anche abbigliamento.

E per chi vuole scacciare l'amaro del carcere ecco le Dolci Evasioni, l'ironico marchio dell'Arcolaio che dal 2003 con i detenuti della casa circondariale di Siracusa produce a base di mandorle dolci tipici della pasticceria siciliana, pesto e latte.


Sapori dal carcere

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I grissini e le frolle di Alì

fattorie migranti

Alì è un afghano, che da qualche anno ha trovato una nuova vita. Con lui, a fare grissini e frolle, lavorano detenuti ed ex detenuti in un progetto che con il nome di Fattorie Migranti è diventato un marchio di prodotti da filiera etica con ricette della tradizione , come i grissini cacio e pepe, e dell'incontro di popoli e culture, quelli al curry o all'uvetta e vino rosso per citare tra i tanti. Il marchio nasce nel 2012 nell'ambito di un progetto promosso dalla cooperativa Pid - Pronto Intervento Disagio e rivolto a migranti e persone incorse in reato - chi scrive ha incontrato Francesco, che ha già scontato 23 anni, e Paolo, che ha 6 mesi di messa in prova per guida in stato di ebbrezza - nel 2014 è nata la cooperativa Cadis che ha destinato l'attività alla produzione di articoli da forno e agricoltura biologica con lo scopo non solo di sostenere economicamente le attività ma di promuovere un messaggio di qualità e solidarietà. Siamo a Roma, il tema cooperativa sociale sull'onda lunga dell'inchiesta di Mafia Capitale e del verminaio degli appalti alle cooperative che lucrano sui più disagiati è a dir poco scottante, e proprio per questo parlare di chi fa un lavoro serio di aiuto e accoglienza è importante.

Livia Fiorletta che è uno dei motori parla di questo progetto definendolo ''cooperativa innovativa. Ne fanno parte persone con diversi percorsi di vita e diverse professionalità che hanno deciso di mettere in comune competenze, energie e sogni. Giorno dopo giorno investiamo nelle persone, nelle loro capacità e potenzialità e nella loro voglia di riscatto perché crediamo che ognuno meriti una opportunità. Persone che rischiano di restare escluse dal tessuto sociale, per questo ogni nostra produzione è speciale perchè porta con sè la storia di chi la produce, storia fatta di passati incerti, presenti di impegno e attese di futuri migliori. Oltre a fornire quanto richiesto dal mercato in modo professionale, è in sé stessa occasione e testimonianza di solidarietà, sensibilizzazione ad un consumo etico e ai valori della solidarietà e del rispetto. Il lavoro diventa non il mezzo, non il fine, per permettere alle persone di ritrovare autonomia, sicurezza e fiducia in se stessi'. L'orto è alla Tenuta del Cavaliere, la cucina in Via Dameta e nel weekend nei farmer's market di Circo Massimo e Garbatella i frollini e i grissini stirati a mano da Alì qualche ora prima sono ghiotte delizie buone e giuste.