Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

di Fabrizio Cassinelli e Salvatore Garzillo
ANSA MagazineaMag #57
Expo 2015: Mai più solo 'mangiare' ma salute globale, cultura e turismo

L'Anno Zero della nutrizione

Mai più solo 'mangiare' ma salute globale, cultura e turismo

Immaginate una immensa prateria incolta, inquinata da liquami, e popolata da milioni di animali. Un'immensa brughiera trasformata in fabbrica di carne a cielo aperto di polli, maiali, manzi, tutti destinati alla macellazione per soddisfare l'appetito di miliardi di persone. Questo luogo non è virtuale, esiste davvero - in Cina - ed è grande come la Lombardia. Ora immaginate un altro luogo, a Occidente, in Italia, alle porte di Milano: una gigantesca fiera, che ospiterà le rappresentanze di tutte le nazioni per discutere di alimentazione. Ebbene, tra i due luoghi, così diversi, dal prossimo maggio ci sarà un sottile filo rosso. "Expo. Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita" è infatti lo slogan dell'attesissima Esposizione universale che comincerà a Milano l'1 maggio prossimo, e che univocamente viene ritenuta una grande occasione culturale per affrontare finalmente in modo interdisciplinare, e sotto molteplici aspetti, la questione del cibo. Un avvenimento di portata mondiale, che può rilanciare tutta la questione alimentare. Perché la sfida è davvero globale, basti pensare a due dati eclatanti su tutti: oggi, il numero delle persone che muoiono per gli effetti di una dieta smodata, ad esempio per i problemi cardiovascolari derivanti dall'eccesso di peso, sono lo stesso numero di quelli che muoiono per denutrizione nel Terzo mondo. Lo sapevate? E che i maggiori nemici dell'atmosfera, e maggiori responsabili dell'effetto serra (imputato di molti gravi mutamenti climatici, NdR), non sono i gas di scarico ma quelli emessi da milioni di animali allevati in modo intensivo per produrre carne? Incredibile ma vero. Come spiega all'ANSA la professoressa Paola Palestini, Coordinator of Graduate school in Nutrition del Dipartimento di Scienze della salute dell'Università Milano-Bicocca a Monza, dove sono in corso di approfondimento tutti gli ultimi dati e le più innovative ricerche disponibili sul tema "il claim di Expo è davvero centrato perché è proprio la nutrizione il problema fondamentale, la questione essenziale nel rapporto tra alimentazione, pianeta, cultura e benessere". Insomma: non basta più provvedere all'alimentazione, bisogna nutrire. E nutrirsi, oggi, significa qualcosa che va ben oltre il semplice mangiare. Vuol dire equilibrio, salute, consapevolezza culturale e benessere sociale. Significa contemperare gli studi dei nutrizionisti con quelli dei ricercatori, dei fisiologi, dei medici, dei dietologi, vuol dire razionalizzare le campagne mediatiche, l'educazione civica, la scuola, le pubblicità, la distribuzione e le logiche del mercato. E poi rapportare tutto questo anche con lo sfruttamento dell'ambiente e le risorse naturali, le politiche sociali e umanitarie. Argomenti fino a ieri ritenuti troppo spesso slegati, che coinvolgono interessi politici ed economici non sempre convergenti, ma che hanno invece implicazioni enormi l'uno verso l'altro, come sintetizzato in quel 'Energia per la vita' che sottende, in modo sommesso, come il modello energetico del mondo intero dipenda anche dal modo in cui l'umanità si alimenta.

"Expo, in quanto esposizione universale di creatività, soluzioni e idee, rappresenta sicuramente un'occasione importante per il nostro Paese - dice all'ANSA il Rettore dell'Unimib, Cristina Messa - come per il sistema universitario: è un grande momento di divulgazione di cultura e talenti e di riflessione su un nuovo modello di crescita sostenibile inerente un'esigenza vitale, quale l'alimentazione. Per Expo, in particolare, l'Università di Milano-Bicocca sostiene in modo innovativo e centrale la ricerca, con il finanziamento di 10 progetti ad hoc". Studi che non devono quindi riguardare solo ristretti ambiti industriali o biologici, perché c'è da tenere presente il legame strettissimo tra l'informazione e le campagne di prevenzione sanitarie, tra una diffusa cultura della nutrizione e la qualità della salute in una società. "Nell'Unione Europea l'aspettativa di vita aumenta di 2,5 anni per ogni decennio - sottolinea la professoressa Palestini - ma solo il 75-80% delle persone, con questa aspettativa di vita si può definre in 'buona salute'. "A pari passo con questo incremento - prosegue la docente - assistiamo a un aumento delle malattie croniche come il diabete, le malattie cardiovascolari e neurodegenerative, correlate spesso a uno stile di vita scorretto e all'applicazione di diete non sane durante tutta la vita. L'educazione alimentare quindi deve essere uno dei principali obbiettivi che l'Europa deve darsi. L'importanza di far capire ai bambini e ai ragazzi che siamo inevitabilmente ciò che mangiamo è ormai prioritaria, e per insegnare loro ad amare il proprio corpo e ad averne cura bisognerebbe partire proprio dall'insegnamento su come nutrirlo in modo corretto". In sostanza "è necessario - sintetizza la scienziata - un approccio multidisciplinare e globale per produrre alimenti sani che vengano correttamente pubblicizzati per comporre diete più sane". Ed Expo può rappresentare una chiave di volta.

Non a caso l'obbiettivo politico più ambizioso della manifestazione è mettere a punto una 'Carta di Milano' che contenga i nuovi diritti e doveri dell'umanità sul cibo. Un documento condiviso, scientificamente corretto, da consegnare a fine esposizione al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Una sorta di manifesto dell'alimentazione del futuro, intorno a cui i Paesi si impegnano per promuovere la sostenibilità alimentare nel mondo. "Dobbiamo fare i conti con un mondo nel quale lo sviluppo sia contemperato con il rispetto dell'ambiente: la nostra popolazione è in aumento, e dobbiamo far fronte alla necessità di nutrire nel modo giusto", ha recentemente affermato Aung San Suu Kyi, l'attivista birmana Premio Nobel per la Pace, in un videomessaggio inviato proprio all'Expo. Per tali obbiettivi, così elevati e non certo facili da raggiungere, ci sono ancora ampi margini, risorse ancora da testare, come il plancton e gli insetti, che vanno valorizzati. ''Oggi ci vogliono più di dieci kg di proteine vegetali - afferma Paul Vantomme, senior officer della Fao di Roma - per produrre un chilo di proteine animali con il bestiame allevato, mentre per gli insetti le prestazioni vanno da due a nove volte quelle dell'allevamento di specie tradizionali. Gli insetti possono inoltre essere nutriti con residui di coltivazioni orticole e frutticole, e costituendo il quattro quinti dell'intera massa animale terrestre risultano quantitativamente quasi inesauribili''.

Il tema degli sprechi non è solo ambito della politica o degli scienziati ma anche delle forze sociali: sulla questione, ad esempio, sono intervenuti anche i Francescani, l'ordine religioso ritenuto frugale per antonomasia. "Lo ha detto fra Marco Tasca, ministro generale dei Frati minori conventuali, nella lettera "Cibo che nutre. Per una vita sana e santa", inviata, in vista di Expo 2015, agli oltre 4.000 frati dell'Ordine in 63 Paesi dei cinque continenti. Come riferiscono l'agenzia Sir e Radio Vaticana, Tasca ha ricordato come la gente consideri "i francescani persone frugali, anche nella tavola, e soprattutto fratelli universali attenti alle necessità di tutti, in particolare dei poveri", interrogandosi: "Siamo noi all'altezza di questa fama? Possiamo in qualche modo ripensare in modo creativo i nostri stili di vita, di alimentazione, i criteri con cui usiamo dei beni della terra?". Concretezza, serve concretezza.

 

"Master e ricerche, ma anche convegni e confronti tra scienziati di tutto il mondo"

L'Albero della Vita di Expo 2015

Oltre alla delicatissima questione dell'alimentazione durante particolari patologie, viviamo un clima di netta contrapposizione tra decine di tipologie di diete, ma soprattutto tra vegetariana o vegana e quella onnivora. Schieramenti di opposti sostenitori attraversano infatti un deciso momento di conflittualità pubblica, almeno in Italia, nonostante il riconoscimento di cui gode la tradizione gastronomica nostrana, invidiata nel mondo come uno dei capisaldi della "dieta mediterranea". Federalimentare calcola che nel mondo siano 1,2 miliardi le persone che ogni anno comprano un prodotto alimentare italiano, come è stato ricordato, lo scorso marzo, in occasione della presentazione della mostra "Fab Food", che sarà inaugurata per Expo. Dal 2010 "Patrimonio culturale immateriale dell'umanità Unesco", la Dieta mediterranea è intesa come insieme di pratiche alimentari "biodiverse". Contempla tutti i cibi: frutta, verdura, cereali, olio, pesce, formaggi, carne e vino, da consumare secondo una "piramide della salute". Contiene svariati zuccheri, di dolci e frutta, che sono però stati recentemente riabilitati facendo ancora una volta trionfare l'italian way of eating. Non a caso verrà celebrata all'Esposizione universale nel cluster del Bio-Mediterraneo, il più grande dei nove di Expo Milano 2015. Sono undici i Paesi che lo compongono: Grecia, Libano, Egitto, Tunisia, Algeria, Malta, San Marino, Albania, Serbia, Montenegro, con la Sicilia a fare da capofila. Un filo comune li lega, infatti: quello delle colture tipiche dell'area mediterranea, con il grano, l'olio e il vino. Ed esiste anche un progetto per farla sbarcare nelle scuole con l'elaborazione di una Carta Mediterranea dell'Infanzia, una sorta di decalogo per un corretto stile di vita da insegnare ai più giovani. Il progetto, che coinvolge dodici regioni, vede la Campania come soggetto capofila.

Purtroppo, mentre la dieta mediterranea viene incoronata ovunque, la produzione delle materie prime e dei metodi di produzione che la compongono rischiano di essere profondamente minati quando non addirittura di estinguersi. La crisi ha infatti non solo tagliato i consumi alimentari ma ha anche profondamente modificato le abitudini degli italiani che sono stati costretti a dire addio ad alcuni suoi prodotti base, dall'olio al vino, dall'ortofrutta alla pasta fino al pane, il cui consumo è sceso al minimo storico dall'Unita' d'Italia. Per quest'anno comunque è attesa anche una 'ripresa alimentare' dopo che gli acquisti di cibi hanno toccato il fondo nel 2014 tornando indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981. Ad analizzare la spending review degli italiani nel carrello della spesa a partire dal 2008 è stata la Coldiretti: "Il crollo più pesante - si sottolinea - si è avuto per l'olio di oliva, con acquisti in calo del 25%; il vino è calato del 19%; ancor più preoccupante è poi la situazione di frutta e verdura fresca poiché, per effetto di un calo del 7%, in Italia solo il 18% della popolazione di sopra i 3 anni consuma almeno 4 porzioni di frutta e verdura al giorno. E' in calo perfino il consumo di pasta anche se gli italiani restano i maggiori consumatori. "Non è solo colpa delle decisioni istintive degli italiani di fronte alla crisi - afferma Coldiretti - ma dipende anche da quello che si trova e talvolta viene imposto sul mercato a causa dei cambiamenti globali. Nel 2015, sugli scaffali dei supermercati, ci sarà il 35% in meno di olio di oliva italiano, ma anche un calo del 25% degli agrumi, del 15% per il vino e fino al 50% per il miele, mentre il raccolto di castagne è stato da minimo storico. Stranamente, però, i cittadini continuano a trovare nei supermercati gli stessi prodotti con gli stessi marchi che pubblicizzano gli stessi oli 'italiani'. Per l'associazione è allarme anche "per la produzione italiana di pasta a causa dell'eccessiva dipendenza dell'industria nazionale dal grano duro estero da dove arriva circa il 40% del fabbisogno perché non si è investito sull' agricoltura nazionale. Rischiano quindi di mancare proprio i prodotti base della dieta mediterranea e di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy ma provenienti dall'estero, spesso di bassa qualità".

In una situazione del genere, quindi, è ancora più importante intervenire in larga scala sull'educazione alimentare. "In questi anni, il tema dell'educazione al cibo ha occupato un largo spazio nei discorsi della gente comune e nei mass media, e nell'educazione, anche se spesso in modo vago e superficiale - spiega all'ANSA la professoressa Elisabetta Nigris del Master Ada dell'Unimib - Al di là della correttezza scientifica, questo bombardamento disordinato di informazioni non sembra in ogni caso aver influito molto sui comportamenti alimentari della maggior parte delle persone. Come peraltro, dal nostro osservatorio regionale, abbiamo potuto riscontrare che i diversi corsi e interventi di educazione alimentare proposti negli ultimi 15 anni non hanno contributo a modificare i comportamenti alimentari dei bambini o a ridurre i problemi ad essi connessi". Ecco una lista delle frasi 'inefficaci' più comunemente usate: 'Mangia che è buono', 'Mangia che cresci', 'Mangia che c'è chi muore di fame', 'Bisogna abituarsi a mangiare tutto', 'Non si devono mangiare merendine', 'Se non ti alimenti bene, ti ammali', 'Se mangi male diventi obeso', 'La carne rossa fa male', 'Se non mangi le verdure non vai di corpo', 'Bisogna seguire delle regole'... "Eppure - prosegue la docente - le ultime ricerche hanno dimostrato che le parole e le informazioni non sempre producono comprensione, che la paura non aiuta a cambiare i comportamenti e che l'accumulo di informazioni che il cittadino medio non riesce a decifrare confonde e crea sovraccarico cognitivo. Che le parole difficili e il linguaggio troppo tecnico allontanano, e che le prescrizioni rigide e gli allarmi spaventano, creano ansia, fanno sentire colpevoli. Ecco perché è estremamente importante (uno dei fini del Master Ada, ndR) preparare dei comunicatori tra i medici, i ricercatori, i gastronomi, i docenti di tutti i livelli, ma anche tra i giornalisti e i manager della catena di produzione alimentare".  


Non solo cibo, ma comunicazione e formazione

GUARDA LA PHOTOSTORY Fotoracconto

Scienzati Vs chef stellati e 'gastromania'

Nel mare magnum della alimentazione mediatica non manca proprio nulla, con punte che rasentano il grottesco: dalle battaglie tra chef più o meno stellati, combattute a colpi di audience e pianti in diretta, alle millantate virtù di cibi e integratori, fino alle diete anticancro, alle proposte animaliste su alimenti alternativi e al dibattito tra onnivori e vegetariani, e tra questi ultimi e i vegani, fruttariani, e tutti gli altri. Una cosa è certa: i media hanno delle grandi responsabilità nella diffusione delle cognizioni sull'alimentazione, e con loro tutti i personaggi pubblici che fanno dichiarazioni più o meno pertinenti. In questo contesto, è di grande rilevanza quello che molti famosi cuochi divulgano nelle svariate trasmissioni televisive che ormai non possono mancare in nessun palinsesto: "La televisione - spiegano all'ANSA le dottoresse Emanuela Cazzaniga e Antonina Orlando, ricercatrici del Master Ada dell'Unimib - gioca un ruolo importante e decisivo nella vita quotidiana di ciascuno influenzando anche le scelte alimentari delle persone. In generale, i messaggi in video esaltano l'aspetto accattivante dei cibi grassi e pieni di calorie fornendo informazioni ingannevoli e non corrette. E questo accade su larga scala, dato che si osserva anche un aumento, nei palinsesti televisivi, di programmi di cucina in cui vengono proposte ricette e consigli sia da esperti chef sia da vari conduttori".

A tal proposito le ricercatrici, in uno studio, hanno analizzato le ricette che vengono proposte negli show-cooking più seguiti, fornendo all'ANSA una disamina delle principali criticità da un punto di vista nutrizionale e delle metodologie pubblicizzate.

- Le porzioni
spesso non si fa riferimento al numero di persone per cui è preparato il piatto e quando lo si fa le dosi sono sproporzionate rispetto a quelle indicate nelle 'linee guida per una sana alimentazione' del ministero della Salute. Ad esempio in una ricetta per quattro persone si consigliava un chilo e mezzo di patate: se facciamo il conto corrisponderebbe a 375 g. di patate a persona quando la porzione consigliata è di circa 200 g. a testa; in questo caso si parlava di verdure ma la situazione peggiora se la porzione esagerata si riferisce ad esempio a carne o dolci.

- I contorni e la frutta 
un altro punto in cui c'è un'estrema confusione è, nei menù, l'assenza di una equilibrata suddivisione tra primi, secondi, contorni e dessert, che vede quasi sempre il contorno soccombere. Invece quando si propone un primo o secondo piatto è bene ricordarsi del contorno (di verdure); oppure le verdure a volte vengono inserite, magari direttamente, in un piatto, ma in quantità minima rispetto alla dose giornaliera raccomandata che è che è di 150-200 grammi. La frutta poi viene quasi sempre dimenticata o usata solo nei dolci, e questo va contro gli sforzi che il ministero della Salute sta facendo per aumentare il consumo di frutta soprattutto tra i bambini.

- I condimenti
in questi programmi c'è quasi sempre un uso smodato di condimenti; spesso per fare la base del soffritto non vengono usati solo olio o burro ma entrambi e con l'aggiunta di pancetta o lardo. Per un piatto più salutare si dovrebbe evitare la tecnica del soffritto ma soprattutto l'aggiunta di grassi animali e limitarsi all'uso di olio d'oliva. L'Istituto superiore di Sanità, per la prevenzione delle malattie cerebro e cardiovascolari, consiglia di privilegiare gli oli vegetali, in particolare l'olio extra-vergine di oliva e gli oli di semi (di mais, di girasole) limitando il consumo di grassi di origine animale come il burro, il lardo, lo strutto e la panna, che contengono elevate quantità di grassi saturi. Elementi di cui fanno largo uso gli chef.

- Il secondo 'doppio'
 è tradizione italiana associare sempre due secondi (ad esempio l'affettato con i formaggi) e in questi show l'errore viene abitualmente ripetuto. Ad esempio siamo state colpite da piatti proposti come primi in cui la pasta veniva condita con mozzarella, grana, besciamella, salumi e carne trita. Sappiamo bene che tali piatti sono presenti nella tradizione ma dovrebbe passare il messaggio che non possono essere consumati come piatto abituale, magari ogni domenica.

- Le 'ricette svuota dispensa'
vengono acclamate per "evitare gli sprechi" ma in realtà sono dei piatti molto calorici e ricchi di acidi grassi saturi (anche per l'utilizzo della pasta sfoglia) senza alcun controllo delle porzioni e delle calorie. Ad esempio: torta salata con uova, panna, salumi e tonno. Meglio sarebbe se consigliassero di preparale con le verdure! Ci sono poi una serie di vere e proprie "assurdità" come quella di consigliare al genitore di dare al figlio per merenda o dopo cena barrette di cioccolato o dei wurstel fritti come idea 'per ricreare un tipica merenda americana'!

- Immagine poco 'stellata'
che dire poi della desolante presenza in video di cuochi in sovrappeso? "In un periodo in cui l'importanza di una corretta alimentazione viene dai media, dai medici e dagli educatori non è proponibile che soggetti con evidenti problemi di peso ci suggeriscano cosa e come mangiare, quando è evidente che la loro alimentazione non è corretta - concludono le due dottoresse - Non dimentichiamoci che un girovita superiore a 80cm per le donne e 94cm per gli uomini è considerato un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e che un Bmi= peso (Kg)/Altezza (cm) superiore a 30 definisce una malattia chiamata obesità".

Una situazione potenzialmente deviante si segnala, anche se in modo diverso, nella ristorazione dove, a fianco di una sempre maggior diffusione di cucine naturali e di menù attenti alle materie prime e ai metodi di cottura, compaiono centinaia di esercizi impostati solo secondo la moda. Richiami per le allodole, insomma, basati sulle tendenze del momento, che aprono e chiudono nell'arco di una stagione, e soprattutto sulla crisi economica (che ha dato vita al fenomeno degli 'all you can eat'). Un quadro talmente conclamato da dar vita a un termine tutto suo, a un neologismo che definisce l'atteggiamento delle persone verso il cibo come una vera e propria "gastromania". O come i "foodies", gli appassionati dei piaceri del palato, a metà strada tra semplici degustatori ed esperti conoscitori dei segreti della buona tavola. Perché è un fatto che, già da qualche tempo ormai, il cibo sia uscito dalla cucina per entrare trionfalmente in ogni aspetto delle nostre vite. Il mangiar bene è diventato una vera e propria esperienza, ora anche da condividere con i corsi di cucina collettivi e il nuovissimo 'home restaurant', la trasformazione della nostra casa, o di una seconda casa, in locale. Ne scrive Gianfranco Marrone, autore del saggio "Gastromania" (Bompiani), nel quale la smodata passione per l'alimentazione viene spiegata e analizzata. Così tra mode imperanti come sushi, wak, macrobiotico e molecolare, arriva ora anche 'l'ibridazione del sapore'. Immaginate un "Sapore di bosco racchiuso in un gel servito su un'ostrica e semi di melograno con lactobacillo: sono fra le nuove ricette che nascono dalla scienza al servizio del gusto, alla quale la nota rivista Cell dedica un numero speciale. Che però la sensibilità stia cambiando, almeno sui media, è inoppugnabile, e come spesso accade il cambiamento giunge sempre prima oltreoceano. Un esempio lo si è avuto recentemente, quando in Usa Facebook ha deciso di rimuovere dalle opzioni di 'status' il "Mi sento grasso" ("feeling fat"), con tanto di icona a tema. Sulla questione è stata promossa anche una petizione online che in due settimane ha superato 15mila adesioni. L'iniziativa è degli attivisti di "Endangered Bodies" che su Twitter hanno lanciato l'hashtag #FatisNotaFeeling temendo che la piattaforma possa indurre a vergognarsi del proprio corpo quelle persone che soffrono di disordini dell'alimentazione.


All'ANSA i consigli delle ricercatrici per una spesa sana


Arte, storia, musica e turismo per degustare consapevolmente

Per diffondere la cultura del cibo e della nutrizione non c'è niente di meglio che partecipare a iniziative artistiche, culturali, turistiche. Sono gli stessi esperti a dirlo: per ottenere il cambiamento virtuoso delle proprie abitudini non c'è nulla di meglio che la partecipazione non forzata, l'adesione spontanea, l'emozione. Per fortuna il Belpaese abbonda di mete, eventi e libri a tema.

*TRENO VERDE '
Meno dati sull'inquinamento e più storie sull'agricoltura di qualità praticata nelle varie regioni italiane', ad esempio, è la mission che si è dato, nell'anno di Expo, il Treno Verde di Legambiente (e FS) che da oltre vent'anni sostiene il messaggio ambientalista in Italia. Un treno verde 'formato contadino' con a bordo una mostra didattica e interattiva su agricoltura e alimentazione, workshop, laboratori e persino una cucina viaggiante. Il treno Verde 2015 ha iniziato il suo viaggio a Caltanissetta il 23 febbraio per fare tappa in 15 città italiane. I passeggeri potevano aderire a un 'Manifesto della Nuova agricoltura', ed è stato lanciato il 'Progetto Conversione' con il fine di aumentare le produzioni biologiche in Italia nei prossimi sei anni portandole dal 9% al 20% della superficie agricola; a bordo anche 'ambasciatori del territorio', aziende e produttori impegnati nell'agricoltura di qualità, che promuoveranno le buone pratiche agricole e le eccellenze alimentari Made in Italy. Insomma, un programma corposo e accattivante, al quale pare difficile rimanere indifferenti.

*CIBO ANTICO E NEL BAROCCO
Ispirata al tema di Expo 2015 'Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita', è anche la grande mostra che si svolge a Palazzo Mazzetti di Asti dal 7 marzo al 5 luglio e che approfondisce le consuetudini alimentari nell'antichità. Intitolata 'Alle origini del gusto. Il Cibo a Pompei e nell'Italia antica', la rassegna spiega come la consapevolezza sul cibo rappresenti uno dei principali fattori che qualificano una civiltà, in quanto strettamente connesso alla sfera sociale e religiosa e quindi capace di concorrere alla creazione del senso di appartenenza e dell'identità culturale di un popolo. I grandi temi di Expo sono anche nella grande mostra che, a Brescia, raccoglie un centinaio di dipinti per raccontare in che modo, dall'Età Barocca a oggi, l'arte ha rappresentato il cibo. Dal 24 gennaio al 14 giugno a Palazzo Partinengo ci saranno capolavori di antichi maestri come Campi, Baschenis, Ceruti, Figino, Recco, e, tra i moderni e contemporanei, Magritte, de Chirico, Manzoni, Fontana, Lichtenstein, Andy Warhol, sotto il titolo de 'Il Cibo nell'Arte. Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Andy Warhol'.

*MUSICA CLASSICA E TAVOLA
Sul fronte musicale invece un'iniziativa ha connesso la musica classica alla gastronomia. Tosca, Il Barbiere di Siviglia, Don Giovanni e Romeo e Giulietta: quattro opere a cui si ispireranno gli chef di Taste of Christmas per la creazione dei "piatti lirici" dedicati ad Amo Arena Museo Opera di Verona, un food festival internazionale che in tutto il mondo ha coinvolto più di 300.000 persone. I piaceri della tavola, si sa, hanno sempre fatto parte della vita dei più importanti compositori.

*CIBARTISTI
Un esempio analogo lo forniscono i 'Cibartisti', un gruppo di performer che promuovono il connubio tra gastronomia, musica, arte e poesia. Nel loro manifesto i Cibartisti spiegano se stessi: "Siamo gli artieri del prossimo millennio in opposizione ai cyborg, gli zombies della speculazione finanziaria. Siamo persone creative nelle arti e nella gastronomia che traguardano un'esperienza sensoriale dove gusto, tatto, olfatto, udito e vista si uniscono in un solo linguaggio; persone che nel mondo della globalizzazione comunicano le caratteristiche e i valori della terra con le forme e le immagini dei prodotti e la valorizzazione della manualità, del pensiero unito all'azione (...) Cuochi mutano in artisti e artisti mutano in cuochi (www.cibartisti.it).

*SOGGIORNI E SHOPPING GOURMET
Anche sul fronte dei soggiorni turistici sono i cosiddetti 'piaceri della tavola' a farla da padrone. Rappresentano, infatti, il principale motore del turismo di quest'anno e, conti alla mano, il vero valore aggiunto della vacanza. Nell'estate 2014, secondo un'indagine Coldiretti/Ixe', saranno destinati alla tavola 4,9 miliardi di euro, quasi un terzo (31%) del budget riservato alla vacanza. Dormendo in una pensioncina, un B&B, o in agriturismo, l'alloggio assorbe meno del 25% della spesa totale delle ferie di 24 milioni di italiani che, in tempi di crisi, vogliono almeno mangiare alla grande. E in 1 caso su 4 acquistare cibo e prodotti enogastronomici come souvenir. ''Il mangiare diventa la principale voce della spesa turistica davanti all'alloggio, mettendo a segno - sottolinea la ricerca - un sorpasso storico, dovuto al fatto che dall'inizio della crisi, nel 2007, la spesa turistica per l'alloggio in Italia è diminuita del 22% concentrandosi su prodotti d'asporto, come pizze e focacce, e ristorantini low cost. In spiaggia poi mangiano al sacco il 48% degli italiani, che sotto l'ombrellone divorano macedonia (20%), insalata di riso (26%), e caprese (20%)''. Per lo shopping dei turisti gourmet, invece, l'Italia offre su tutto il territorio 4.813 ''Bandiere del gusto'', con la classifica Coldiretti guidata da Toscana, e poi Campania e Lazio. Ma soprattutto produzioni agroalimentari: 1.468 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.334 verdure fresche e lavorate, 781 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 487 formaggi, 192 piatti composti o prodotti della gastronomia, 158 bevande tra analcoliche, liquori e distillati, 158 prodotti di origine animale e 146 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei. E tra le mete con più appeal per i turisti buongustai c'e' la Toscana (463), seguita dalla Campania (429) e dal Lazio (386). A seguire il Veneto (371), l'Emilia-Romagna con 356 prodotti, davanti al Piemonte con 341 specialità e alla Liguria che può contare su 295 prodotti. La Calabria ha 269 prodotti tipici censiti, la Lombardia 246, la Sicilia 235, la Puglia 233, la Sardegna 184, il Molise 159, il Friuli-Venezia Giulia 156, le Marche 152, l'Abruzzo 147, la provincia autonoma di Trento 107, quella di Bolzano 92, la Basilicata 90, l'Umbria 70 e la Val d'Aosta 32.

*GUIDA
Tra tante guide, ecco un libro ad hoc: "Turisti per cibo" (Calderini-Il Sole 24Ore) scritto da due esperti di turismo mediatico, Syusy Blady e Patrizio Roversi con Martino Ragusa. Un vero e proprio compendio del Buon mangiare, diviso regione per regione, con le segnalazioni anche di dove comprare. *LIBRO SUI SAPORI Il nuovo libro di Bruno Barbieri, 'Cerco sapori in Piazza Grande' è invece un inno d'amore ai vecchi mercati di una volta, alle botteghe finite nel dimenticatoio, alle bancarelle rigorosamente con frutta e verdura di stagione. I vecchi mercati in Italia, è un fatto, "sono andati quasi completamente scomparendo. All'estero ce ne sono ancora di bellissimi, in Spagna o in Messico. Dove si può guardare, comprare e anche mangiare. Come nel meraviglioso mercato del pesce di Istanbul. Da noi, anni fa, era così ad esempio il mercato in Piazza delle Erbe a Verona, o ancora Campo de' Fiori a Roma. Ma è rimasto poco o niente. (...) Perché dobbiamo mangiare le fragole a gennaio? Perché comprare zucchine che sappiamo essere state giorni in frigorifero?". Per questo, nel libro, Barbieri consiglia anche di "andare a fare la spesa a stomaco pieno, mai affamati. Perché se si va con un buco nello stomaco si comprano un sacco di cose che finiscono sprecate. Non bisogna comprare con la pancia ma con il cervello".

*RISTOREXPO
Anche nel sito Expo si prevede una grande iniziativa con duecento chef per un "temporary restaurant" dove verrà spiegato il cibo "a 360 gradi". Si chiamerà "Identità Expo", uno spazio che per sei mesi vedrà alternarsi oltre 200 chef italiani e internazionali non solo per cucinare, ma per spiegare il significato del cibo. *AGRISCUOLE In Italia poi ci sono sono 2.500 fattorie didattiche che in dieci anni sono cresciute del 315%, con un interesse crescente degli istituti scolastici ad avvicinare i giovani alla realtà della vita in campagna, dalla cura dell'orto alla scoperta degli animali, all'insegnamento di lavori artigianali e delle tecniche del cibo fatto in casa.

*ORTI A RISCHIO
Purtroppo, però, nell'avvicinare i cittadini all'agricoltura, bisogna fare i conti con le città e i loro problemi. "Visto l'inquinamento cittadino, ortaggi e frutta sono sicuri?" E' l'interrogativo che pone Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc, Associazione per i diritti degli utenti e consumatori. Il dubbio riguardo alla sicurezza degli orti urbani a cui si dedicano, secondo dati forniti dalla Coldiretti, il 46,5% degli italiani pare fondato. Secondo uno studio dell'Università Tecnica di Berlino, infatti, circa il 50% degli ortaggi campionati presenta valori di piombo e altri metalli pesanti superiori ai limiti previsti dalle direttive europee". Aduc consiglia di rimuovere il terreno inquinato, non usare acque reflue, porsi a distanza di almeno 10 metri dalle strade e usare siepi di separazione tra l'orto e le strade stesse. Ma la gente lo sa?


Torte giganti, cavallette, razioni K... curiosità a tavola

.

Il 2015 non sarà solo l'anno dell'Esposizione universale e dei suoi importanti temi di alimentazione e nutrizione. L'Anno dell'Expo infatti sarà costellato anche da avvenimenti curiosi, da guinness dei primati e di tematiche shock. Grilli, cavallette fritte e ravioli di farina mista a polvere di insetti, cucinati da due noti chef, sono stati un'anteprima di quello che potrebbe essere il futuro alimentare del pianeta, soprattutto sul fronte della lotta alla fame nel mondo. Li hanno assaggiati ad Ancona per fornire il loro parere rispondendo ad un questionario, oltre 130 studenti dell'Università Politecnica delle Marche nell'ambito del convegno 'Insetti cibo del futuro?', promosso dall'Ateneo dorico. A chi storce il naso, Nunzio Isidoro e Raffaele Zanoli, docenti della Facoltà di Agraria, fanno notare che in Europa mangiamo ostriche crude, lumache e zampe di rana, e che miele, propoli e pappa reale non sono altro che secrezioni delle api. Sul fronte dei record, invece, l'associazione nazionale Cake Designers Italia ha presentato la torta scolpita più grande del mondo, di oltre 120 metri (che è attualmente il record mondiale). La torta peserà più di una tonnellata e avrà la forma dell'Italia. Quanto a iniziative, anche le 'animazioni teatrali abbinate a merende bio che viaggeranno in Ape car dalle periferie ai giardini segreti del centro di Milano', appare come un progetto decisamente arzigogolato. A livello gastronomico c'è da segnalare un'iniziativa che riporta in vita le antiche ricette dell'epoca romana rivisitate dagli studenti delle scuole alberghiere milanesi dai soggetti iconografici presenti negli ornati della famosa Villa romana del Casale di piazza Armerina, patrimonio Unesco. Che dire poi della mostra sulle 'razioni K' alla Triennale di Milano? Le 'Razioni K', furono distribuite ai propri eserciti impegnati in operazioni da 19 nazioni e il loro nome deriva dall'iniziale del cognome dei coniugi americani Angel e Margaret Keys, esperti di alimentazione che nel 1939 furono incaricati dal dipartimento della guerra degli Stati Uniti di creare razioni di emergenza per le truppe impegnate nel secondo conflitto mondiale.


Il consulente alimentare: "Attenzione al falso made in Italy"


Truffe e frodi alimentari ci minacciano? I Nas ci difendono

Uno dei lavori più delicati e preziosi tra quelli che quotidianamente le forze dell'ordine svolgono sul territorio è indubbiamente quello dei carabinieri dei Nas, i Nuclei antisofisticazione che operano in tutte le regioni d'Italia a tutela di consumatori e utenti. I Nas rappresentano uno dei cardini della salute pubblica, insieme a una legislazione sulla sicurezza alimentare che affonda le sue radici in un'antica tradizione, e a strumenti di controllo avanzati messi in campo dal Ministero della Salute. Bastano pochi numeri per capire: nel 2014 sono stati 38mila i controlli solo nel settore alimentare, con una media del 30% di non conformità alle normative. Insomma, nonostante tutto tre su dieci hanno sgarrato, partendo da piccole irregolarità per arrivare a illeciti gravissimi, ai quali l'Arma ha risposto con 11 arresti e 12mila denunce, con oltre 20mila violazioni amministrative e sanzioni per 15 milioni di euro.

L'attività dei Nas però è anche informativa: ad esempio, per l'Expo, ormai imminente, verranno attivati un portale web dedicato al tema, campagne sull'educazione alimentare e sulla sicurezza dei cibi, e confronti tra polizie dei paesi partecipanti con i Nas per imparare le nostre migliori pratiche in tema di controlli. (www.salute.gov/expo2015). Purtroppo con la crisi si sono moltiplicate le frodi a tavola come indica l'incremento record del 277% dei cibi e delle bevande sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate. A sottolinearlo e un'indagine Coldiretti sulla base dell'attività svolta dai Nas dal 2008 al 2014, e divulgata in occasione di un maxi sequestro di 18 tonnellate di alimenti in quattro regioni. "Le frodi a tavola - afferma Coldiretti - si moltiplicano nel tempo della crisi soprattutto con la diffusione dei cibi low-cost e sono crimini particolarmente odiosi perché si fondano su quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti". Le organizzazioni dei consumatori , i tecnici e i consulenti alimentari e gli investigatori sono concordi nel ritenere che sarebbe necessario l'obbligo di indicare in etichetta l'origine e di rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero. Un esempio classico è l'operazione dei Nas di Salerno che ha portato al sequestro di un caseificio che produceva mozzarelle senza approvvigionarsi di latte! Incredibile? Meno di quanto si pensi. Secondo un'analisi della Coldiretti una mozzarella su quattro in vendita in Italia non è ottenuta direttamente dal latte, ma da semilavorati industriali, le cagliate, che vengono spesso dall'est Europa senza alcuna indicazione. Alcuni di questi prodotti erano scaduti e altri ritirati dal mercato, o aggiunti di prodotti chimici (come acido citrico e ipoclorito di sodio) per rendere le mozzarelle più presentabili e gustose. Purtroppo alcuni di questi metodi, come i conservanti per migliorare l'aspetto del pesce, i metodi per far maturare artificialmente la frutta durante il trasporto, la normativa che non può colpire i prodotti caseari fatti con gli scarti del latte (come per crescenze, creme, sottilette) perché, appunto, non si tratta di latte adulterato ma di "altro prodotto alimentare", le leggi che permettono di non tracciare la materia prima presente nei semilavorati della carne (come i ragù, i dadi, gli insaccati, i prosciutti) le etichette omertose e le pubblicità fuorvianti sono all'ordine del giorno e non si possono risolvere con denunce.

Come anche la cattiva abitudine di lasciare ai consorzi e ai titolari di disciplinari alimentari l'ultima parola sul controllo dei prodotti immessi dalle stesse organizzazioni che li compongono sulla bontà o meno del loro operato. "Tempo fa operammo un colossale sequestro - ricorda un Colonnello ora in pensione - all'interno di un grande produttore, uno di quelli che operano all'interno di consorzi, anzi, di uno dei più grandi. Ebbene al nostro arrivo trovammo degli operai che stavano versando in grandi vasche piene di materia prima del conservante. Niente che facesse male, ma il conservante non è previsto, in quel prodotto, anzi, è una delle caratteristiche che lo rendono famoso nel mondo. A quel punto, visto che in un magazzino erano presenti decine di sacchi di quella sostanza, sequestrammo tutta la produzione. Decine di tonnellate destinate a essere vendute a un prezzo molto alto e che invece avrebbero dovuto essere vendute a un prezzo comune, molto più basso. Ma il giudice che doveva prendere la decisione non poté che avvalersi di un perito dello stesso disciplinare o consorzio, che ovviamente minimizzò e alla fine venne sequestrata solo quella vasca, e sui giornali la cosa non fini mai per non danneggiare l'immagine del marchio".


La farsa dei finti ristoranti 'giapponesi'

Una sorta di presa in giro su scala nazionale è rappresentata dagli innumerevoli 'ristoranti giapponesi' che sono proliferati in tutte le città, e perfino nei paesini e nelle frazioni. Si tratta di dignitosissime attività commerciali, beninteso, ma che di giapponese, a partire dall'alta gastronomia rinomata per la salubrità e la superspecializzazione dei cuochi, hanno ben poco. "Si tratta di ex ristoranti cinesi, gestiti da cinesi, con cuochi cinesi o cingalesi (sic), che non hanno nemmeno cambiato location, ma hanno rinnovato solo le insegne e gli arredi investendo - del tutto lecitamente - i ricavi delle attività ormai con 10-20 anni di presenza sul territorio - spiega un tecnico di un'Asl - e che, grazie all'influenza delle seconde generazioni, hanno fatto un salto di qualità". Qualità commerciale, perché invece la qualità alimentare è affidata troppo spesso a persone improvvisate, a criteri igienici e di conservazione inadatti, a preparazioni sostanzialmente congelate o di catering, e che coinvolge anche molti bar che fanno 'happy hour' perchè alcuni gestori hanno la cattiva abitudine di farsi passare le rimanenze da questi locali etnici, da mettere sul bancone all'ora dell'aperitivo. Nonostante ciò, secondo una vulgata metropolitana (ma soprattutto secondo le guide gastronomiche) il miglior ristorante giapponese d'Italia è a Milano, ed è proprio uno di quelli cinesi, spesso citato all'estero tra circa 250 giapponesi, di cui circa 230 sarebbero in realtà 'cinesi'.