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di Martino Iannone e Ettore Ferrari
ANSA MagazineaMag #59
La nuova vita del Capitano Ultimo

Dall'antimafia tra i poveri della Terra

Il colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, l'uomo senza volto che ha arrestato Totò Riina, ci guida nella tenuta della Mistica a Roma dove ci sono l'associazione di volontariato, una Casa Famiglia, una falconeria, un opificio e tanto altro ancora battezzati tutti con il suo nome di battaglia 'ULTIMO'

Dalla lotta a Cosa Nostra alle accuse, poi cadute, di favoreggiamento ai boss, alle inchieste sulle Ecomafie, ora tra i poveri e gli emarginati della Terra. Segna un nuovo capitolo la vicenda militare e umana del Capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, classe 1961, l'uomo senza volto per ragioni di sicurezza, oggi colonnello e vice comandante dei carabinieri per la Tutela dell'Ambiente. L'ennesima sfida di Ultimo, il carabiniere che ha ammanettato Totò Riina, è l'associazione 'Volontari Capitano Ultimo Onlus' messa in piedi dal nulla con l'aiuto e l'appoggio dell'attore Raul Bova (interprete del suo personaggio nella serie televisiva 'Ultimo') e della Nazionale italiana cantanti. Ha preso vita così, nella tenuta 'La Mistica', alla periferia sud-est di Roma, la casa famiglia 'Capitano Ultimo' per il recupero e il reinserimento di minori disagiati e figli di famiglie segnate dal crimine.

"L'idea è nata da un profondissimo senso di colpa - spiazza De Caprio intervistato in video da Ansa.it rigorosamente di spalle, giacca mimetica militare e cappuccio della felpa in testa -. Non possiamo delegare ad altri, a specialisti, organizzazioni, l'impegno per la povera gente, per impedire che nel XXI secolo ci siano ancora persone che non hanno da mangiare, che non hanno da dormire, che sono sole e abbandonate: è un crimine contro l'umanità. Le parole sono parole, impegnarsi è un dovere e l'ho fatto perché, insieme ai 'miei' carabinieri e alle persone della società civile che collaborano con noi, crediamo che l'impegno siano una preghiera e la nostra lotta".

Tutte le attività alla Mistica sono realizzate da volontari, molti sono proprio carabinieri, ragazzi di altre case famiglia, minori detenuti, persone diversamente abili, migranti ospiti dei centri di accoglienza e persone con disagio sociale o psichico. Un prezioso alimento che qui viene lavorato è il 'pane del mendicante', realizzato con lievito madre, farina integrale e poi cotto a legna.

"Dobbiamo dimostrare - sottolinea 'Ultimo' - che essere poveri non deve limitarci, deve essere un punto di partenza. Essere poveri, essere in difficoltà diventano qui un'opportunità per creare occasioni. Dobbiamo dimostrare che essere uomini dell'Arma vuol dire avere anche un impegno sociale, straordinario, unico: sull'esempio di quello che ci hanno insegnato i martiri e gli eroi caduti negli anni sulle strade di tutta Italia".

La casa famiglia 'Ultimo' ospita 8 minori: il più piccolo oggi ha 8 anni, la più grande quasi 18. Vengono tutti da situazioni difficili, da famiglie in difficoltà. Sono stati accolti e sono seguiti nella loro vita ora normale.

Ma cosa lega il percorso del Capitano Ultimo dall'antimafia al volontariato oggi? "La giustizia - risponde e conclude De Caprio -. Quello di far parte di un'umanità fatta di poesia, di amore, di bellezza. La bellezza è aiutarsi gli uni con gli altri e arrivare tutti insieme al traguardo della sopravvivenza".

Capitano Ultimo: piu' giustizia per i poveri


Capitano Ultimo, senza volto tra i poveri del mondo

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Padre Rovo, l'angelo custode del Capitano Ultimo

Tra i suoi impegni, c’è la Casa Famiglia, il cuore intorno al quale ruota tutta l’attività dell’Associazione ‘I volontari di Capitano Ultimo’.

Padre Rovo, l'angelo custode del Capitano Ultimo

Padre Rovo, frate francescano, è l’angelo custode e braccio destro fidato del Capitano Ultimo nella tenuta della Mistica. Tra i suoi impegni, c’è la Casa Famiglia, il cuore intorno al quale ruota tutta l’attività dell’Associazione ‘I volontari di Capitano Ultimo’.


“Qui nella tenuta della Mistica - spiega il francescano - abbiamo creato una casa famiglia dove sono ospiti 8 minori: il più piccolo oggi ha 8 anni, la più grande quasi 18. Vengono tutti da situazioni difficili, da famiglie in difficoltà. Sono stati accolti e sono seguiti nella loro vita ora normale. In più abbiamo aperto un centro diurno del penale, ovvero per ragazzi che hanno già avuto a che fare con la Legge. Vengono qui la mattina e vanno via la sera. Il tutto rientra in un progetto più ampio che abbiamo chiamato “Sopravvivenza”. E’ un progetto ambizioso quello che ci siamo dati, vuol dire aiutare e far sopravvivere chi non ce la fa. Questi ragazzi, pur nella loro difficoltà, pur scontando una pena alternativa al carcere, creano sopravvivenza nei vari laboratori di pane, pizza, pasticceria, pelletteria, ferro battuto, falegnameria, cucina, area verde dove producono tra l’altro tisane e oli essenziali. Sono tutti laboratori che creano un reddito e di conseguenza sopravvivenza per le persone che sono in estrema difficoltà, famiglie che arrivano e che non ce la fanno più. Sono famiglie, persone che accogliamo, alle quale non chiediamo da dove vengono ma soprattutto quello che sanno fare per gli altri, perché crediamo che nessuno è così povero da non poter dare più nulla agli altri. E così è successo che qualcuno ha scoperto una passione che portava dentro da sempre e ora aiutano altre persone a sopravvivere. Tutti questi aiuti che riusciamo a dare vengono distribuiti la domenica, a messa. Per noi è una preghiera continua, la preghiera non si limita a quella mezz’ora in chiesa, ma è tutti i giorni,. È concretamente cercare di sfamare la gente che ha fame. Si fa sia con la preghiera che dando un piatto di pasta”.

Tutte le attività sono realizzate da volontari, ragazzi di case famiglia, minori detenuti, persone diversamente abili, migranti ospiti dei centri di accoglienza e persone con disagio sociale o psichico. Un prezioso alimento che qui lavorato è il pane del mendicante è realizzato con lievito madre , farina integrale e cotto a legna.

“Per sostenere l’associazione il mondo più semplice è venire qui a mangiare – continua Padre Rovo - perché abbiamo aperto un ristorante-pizzeria, siamo aperti dal giovedì alla domenica. Il giovedì sera ospitiamo una cucina somala fatta da un gruppo di somali accolti non come individui ma come popolo somalo, come popolo che è scappato da una guerra ingiusta e che ha chiesto aiuto a noi. Quindi uno viene qui, prenota, ed è il mondo più concreto e immediato per aiutarci”.

E proprio riguardo alla Somalia, l’associazione del Capitano Ultimo lancia un appello: “Nel ricordo del legame profondo che unisce l' Italia alla Somalia, promuoviamo e chiediamo – gridando - la doppia cittadinanza per italiani e somali; l' abolizione delle frontiere tra le due Nazioni, sgravi fiscali del 80% per chi vuole avviare un' impresa. Vacanze di 15 giorni gratis per i ragazzi delle scuole medie delle due nazioni”.


Raoul Bova, io volontario per sognare


La Casa Famiglia, tra i poveri del Capitano Ultimo

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Ahuna, da falsario a stilista di 'Ultimo'


Mahdi, l'esule iraniano apprendista falegname

Mahdi, esule iraniano apprendista falegname

Mhadi ha 24 anni. La sua famiglia è stata costretta, quando lui aveva pochi anni, a scappare dall'Iran. 'Mia madre, Masume, direttrice del Canale Tre della tv di Teheran - racconta Mahdi -  fu costretta a lasciare il lavoro e a fuggire altrimenti avrebbe avuto contro le guardie dell'Ayatollah. Le diedero 12 ore di tempo per lasciare il Paese. Ricordo che scappammo a piedi, lasciammo la città e cominciammo una vera e proprio odissea. Tra incredibili vicissitudini, fame, sete e morti, tanti morti, riuscimmo ad arrivare in Italia solo dopo 8 mesi'.

Oggi Mahdi ha una nuova vita. Nell'opificio dell'associazione dei volontari di Capitano Ultimo, questo giovane esule iraniano è un apprendista falegname e, sotto la guida del responsabile del laboratorio Marco Aliprandi, impara con entusiasmo. Tra i nuovi prodotti della falegnameria c'è un tagliere porta pizza che viene realizzato praticamente a mano, ci sono poi giocattoli per bambini e tanti accessori: dai ciondoli ai portachiavi.

Oltre alla falegnameria, nell'opificio di Ultimo ci sono anche una pasticceria, un laboratorio di pelletteria e uno di ferro battuto. Nel maggio 2015, nell'opificio è stata realizzata anche una mensa con cucina e uno spazio per farsi una doccia e fare il bucato.

"Le modalità degli eventi e delle iniziative dell’Associazione - spiega direttamente sul sito il Capitano Ultimo - devono essere sempre caratterizzate dalla semplicità e dalla povertà dei mezzi e del linguaggio. L’Associazione si rifiuta di aderire ai circuiti salottieri e dialettici che costituiscono la c.d. “antimafia dei professionisti”, per questo motivo dovranno sempre essere privilegiate le azioni e gli eventi di strada ai convegni e alle celebrazioni burocratiche, così come Francesco di Assisi ed i suoi fraticelli non partecipavano ai convegni della curia di Assisi, in questo modo l’Associazione si caratterizza in quanto pratica un’azione sociale diretta e non finalizzata all’acquisizione di alcun potere o prestigio che non sia quello di aiutare chi è in difficoltà".

 


Guair, l'aquila reale di Capitano Ultimo


Guair e gli altri rapaci della Falconeria di Capitano Ultimo

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