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'Caso Schettino' in Corea, bufera sul capitano del traghetto

'Caso Schettino' in Corea, bufera sul capitano del traghetto

Salta su prima scialuppa mentre nave affonda con 300 a bordo

TOKYO, 18 aprile 2014, 16:19

Antonio Fatiguso

ANSACheck

Caso Schettino in Corea del Sud. Il capitano del traghetto Sewol, affondato mercoledì mattina al largo delle coste meridionali sudcoreane, è finito nella bufera per aver abbandonato la nave, saltando sulla prima scialuppa di salvataggio, malgrado almeno 300 dei 475 passeggeri fossero ancora a bordo del 'suo' traghetto.

    Sui media di Seul è comparso, tra le principali tragedie del mare, il riferimento al naufragio della Costa Concordia al largo dell'isola del Giglio, con qualcuno che fa spuntare il paragone con la condotta del suo comandante Francesco Schettino.

    "Sono davvero dispiaciuto e mi vergogno profondamente. Non so cosa dire", ha ammesso, circondato da reporter e microfoni delle tv sudcoreane indossando una felpa grigia e nascondendosi nel suo cappuccio, Lee Jun-seok, 69 anni, capitano della Sewol ed esperto del settore con oltre 30 anni d'esperienza. Prima degli interrogatori della guardia costiera, Lee si è rifiutato di dare dettagli sulla dinamica delle disposizioni sia sull'emergenza sia delle procedure di evacuazione.

    Il problema, rimarcato nella rabbia e nella disperazione dei parenti dei 286 ancora dispersi, in gran parte degli studenti in gita delle scuole superiori di Ansan, e espresso anche durante la visita della presidente Park Geun-hye, è che Lee si sarebbe messo in salvo, a 30 minuti dal lancio della richiesta d'aiuto, sulla prima imbarcazione di soccorso arrivata. La ricostruzione della tv pubblica Kbs, sposata da altri media, ha sottolineato che a gran parte dell'equipaggio è stato ordinato di abbandonare la nave malgrado le centinaia di passeggeri a bordo.

    La gestione dell'emergenza da parte dell'equipaggio è apparsa lacunosa. In base alle testimonianze e agli sms inviati dagli studenti ai familiari, l'ordine è stato di indossare i giubbotti salvagente, di restare calmi nelle cabine e di non uscire sui ponti, forse nella convinzione di poter salvare la nave o di stabilizzarla in vista di un affondamento più lento e regolare.

    L'inclinazione sul fianco sinistro ha accelerato il processo conclusosi in appena due ore, e molti passeggeri si sono trovati nell'impossibilità di vie di fuga mancando appigli per superare una pendenza sempre più ripida, avvalorando l'ipotesi che la maggior parte dei 286 passeggeri dispersi (le vittime sono ora 10) sia rimasta intrappolata nello scafo.

    Sulle cause dell'incidente non ci sono versioni ufficiali, ma solo ipotesi: il violento impatto contro una barriera rocciosa, l'esplosione a bordo e l'improvviso cambio di rotta. La lettura del sistema automatico di tracciamento (Ais) ha rivelato una brusca virata finale del traghetto, causa forse della caduta dei container (il "boato" dei superstiti) e dell'inclinazione della nave. Sul punto, c'è da ricordare che la Sewol, costruita in Giappone nel 1994, è stata venduta dalla A-Ferry alla coreana Cheonghaejin Marine nel 2012, che ha fatto lavori di ampliamento (da 800 a 920 passeggeri), portando il baricentro verso l'alto con un nuovo piano e le tonnellate da 6.000 a quasi 7.000.

    Il traghetto, partito per la nebbia con tre ore di ritardo da Incheon, avrebbe preso una rotta leggermente diversa da quella consigliata dal ministero degli Affari marittimi: una mossa, è il dubbio, per recuperare tempo sull'arrivo all'isola di Jeju.

    Con il passare del tempo le chance di trovare i dispersi si affievoliscono, mentre il maltempo e il mare mosso hanno fermato per tutta la giornata le centinaia di soccorritori.
   

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