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Egitto: attacco jihadisti sul Sinai, almeno 25 morti e 40 feriti

Tra le vittime ci sono anche civili, ha precisato a sua volta la tv di Stato del Cairo

Un'ondata di attacchi coordinati con colpi di mortaio e autobomba ha causato almeno una trentina di morti e decine di feriti, quasi tutti uomini fra le forze di sicurezza egiziane, in una delle giornate più sanguinose vissute nel turbolento Sinai settentrionale fin dalla svolta politica che ha portato al potere al Cairo l'ex generale Abdel Fattah al-Sisi. L'attacco, non rivendicato fino alla serata ma attribuito da alcuni osservatori dai jihadisti che imperversano nella penisola, ha colpito in rapida successione tre centri della regione dove opera anche un gruppo ormai affiliato all'Isis.

E il bilancio di vittime pare destinato a superare quello di un attentato - con successivo scontro a fuoco - che a Sheikh Zuweid lasciò sul terreno almeno 31 morti in ottobre risultando il più cruento da un anno e mezzo almeno. In serata mancava un bilancio ufficiale dato che il portavoce dell'esercito, oltre a dar conto delle vittime causate dalle autobomba e dai colpi di mortai, ha segnalato sparatorie ancora in corso tra forze di sicurezza e terroristi. Ad essere colpiti è stata di nuovo Sheikh Zuwaid, dove risultano essere stati centrati una decina di obiettivi, oltre alle località di Arish e della parte egiziana di Rafah, al confine con la striscia di Gaza palestinese controllata dagli islamici di Hamas e guardata con crescente sospetto dall'amministrazione Sisi: fra l'altro sono stati colpiti una base militare, il vicino quartier generale della polizia e un complesso residenziale per gli uomini in divisa.

Nel mirino anche posti di blocco, la redazione di un giornale governativo e un museo. Pur in assenza di una rivendicazione, appare verosimile che nella clamorosa azione siano coinvolti gli 'Ansar Bait al-Maqdis', i Partigiani di Gerusalemme, principale gruppo jihadista egiziano basato nella penisola e da poco ribattezzatisi "Stato del Sinai" nel quadro di una sorta di confluenza con l'Isis annunciata in novembre. La gravità dell'attacco di ottobre, che aveva portato al blocco per due mesi del valico di Rafah con Gaza, potrebbe del resto impallidire - quanto a conseguenze - rispetto a quello odierno. Raccontato da fonti giornalistiche locali in serata come un'autentica azione di guerra, in un panorama di macerie e focolai di scontro non ancora spenti, sullo sfondo di un bilancio che fonti non ufficiali sembrano poter far salire anche oltre quota 40 morti.

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