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Allarme di Obama, agire sul clima o sarà la fine del mondo

Presidente Usa su ghiacciaio in Alaska, dobbiamo sbrigarci

Di Ugo Caltagirone - Interi Paesi sommersi dalle acque, citta' abbandonate, popolazioni in fuga, inasprimento e aumento dei conflitti in tutto il mondo. Insomma, uno scenario da fine del mondo. A tratteggiarlo, con toni inusualmente catastrofici, e' Barack Obama che - come mai fatto finora - sprona l'America e il mondo intero a fare di piu' contro gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici. Lo fa dall'Alaska, dove con lo sciglimento in atto dei ghiacciai dell'Artico i danni provocati dal surriscaldamento della superficie terrestre sono piu' visibili che altrove, anche ad occhio nudo. "Non ci stiamo muovendo abbastanza velocemente. Tutti i Paesi non lo stanno facendo, compresi gli Stati Uniti che hanno contribuito a creare questo problema", ammette il presidente americano, che invita tutti i leader del mondo ad assumersi le proprie responsabilita'. E a trovare finalmente un accordo alla prossima conferenza sul clima in programma a Parigi.

L'obiettivo ambizioso deve essere quello di un taglio drastico dei gas serra, con gli Stati Uniti che intendono farlo di almeno il 28% in dieci anni. E' una delle eredita' della sua presidenza a cui Obama tiene di piu', sperando anche di essere ricordato come il leader che piu' di altri ha trainato il resto del mondo verso una svolta. Una svolta in grado di invertire la rotta: "Il problema del climate change si puo' ancora risolvere, abbiamo ancora il potere di farlo. Ma dobbiamo farlo adesso". "Se pero' andiamo avanti cosi', condanneremo i nostri figli a vivere in un pianeta i cui problemi non potranno piu' essere risolti", ammonisce Obama, che attacca duramente coloro che ancora oggi negano l'esistenza dell'emergenza clima: "Saranno sempre piu' soli, nelle loro isole sempre piu' divorate dalle acque". Perche' - ha proseguito - "i cambiamenti climatici stanno gia' distruggendo la nostra agricoltura, i nostri ecosistemi, le nostre acque, l'approvvigionamento alimentare, le fonti di energia, e le infrastrutture".

Per rafforzare il suo messaggio il presidente americano ha deciso anche di partecipare a un'escursione sul Seward, uno dei ghiacciai dell'Alaska che si stanno lentamente sciogliendo: un'immagine forte per mostrare al mondo intero come l'allarme e la necessita' di agire con urgenza non sono una favola, ma la drammatica realta'. Del resto Obama, dati alla mano, ha spiegato come ogni anno in Alaska si scioglie una quantita' di ghiaccio pari a un'area grande come il National Mall di Washington: "Siamo davvero arrivati ad un limite che non puo' essere superato". Ma l'inquilino della Casa Bianca deve anche incassare la contestazione delle associazioni ambientaliste che lo accusano di aver concesso alla Shell nuovi permessi per trivellare proprio al largo delle coste dell'Alaska. Lui giura che i paletti messi alla compagnia petrolifera sono rigidissimi e che non si verifichera' mai piu' un disastro come quello della marea nera nel Golfo del Messico. Del resto in maniera bipartisan i leader politici dell'Alaska chiedono alla Casa Bianca di aumentare le operazioni di estrazione del petrolio per alleviare un deficit statale da 3,5 miliardi di dollari. Deficit alimentato in gran parte dal crollo dei prezzi del greggio.

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