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Concordia: Gabrielli contro pressioni e ritardi

Concordia: Gabrielli contro pressioni e ritardi

Scelta porto definitivo doveva essere presa oltre un mese fa

ROMA, 18 aprile 2014, 09:03

Matteo Guidelli

ANSACheck

Nessuno 'spot' a favore della Turchia e, tantomeno, una bocciatura dei porti italiani: Franco Gabrielli è andato a dire nella commissione Ambiente della Camera che su dove debba finire il relitto della Concordia sono in atto, ormai da mesi, una serie di pressioni, pubbliche e private, provenienti da diversi ambiti. E che si sta pericolosamente ritardando la scelta del porto, con conseguenze dirette sulla rimozione della nave dal Giglio. Non a caso l'allarme del sindaco dell'isola arriva a stretto giro: "Tutta questa grande incertezza che regna sui tempi, sulle modalità di rimozione e sul porto di destinazione - ha detto Sergio Ortelli - non fa altro che aggiungere ulteriori danni agli evidenti danni già riscontrati".

    La presa di posizione del commissario delegato all'emergenza nasce dunque dall'esigenza di uscire da un empasse in cui si è finiti in quest'ultimo periodo. Anche perché nella conferenza stampa di gennaio scorso, quando la Costa annunciò la seconda fase del progetto di rimozione, promettendo che la scelta del porto sarebbe stata fatta "entro fine febbraio, inizio marzo", fu proprio Gabrielli a metterci la faccia. Ma ad oggi quella scelta non è ancora stata fatta. E l'indicazione del porto non è affatto un elemento secondario all'interno dell'intera operazione: perché senza una meta finale, la Concordia non si muoverà dal Giglio. Non è certo pensabile, infatti, che il relitto possa essere 'parcheggiato' da qualche parte, come pure era stato ipotizzato. Perché in ogni caso i porti che non hanno le caratteristiche per smaltire la nave non hanno neanche quelle per consentirle una sosta. Né è credibile che si cominci l'operazione di rigalleggiamento senza che sia stata presa una decisione definitiva.

    E qui si ritorna alle pressioni. Non è un mistero che la Toscana voglia il relitto come sorta di 'compensazione' per quanto subito. Ma la Toscana non ha le strutture per accogliere la nave: per smaltire la Concordia a Piombino servirebbero dei lavori di adeguamento del porto che farebbero slittare lo spostamento della nave dal Giglio non a settembre ma almeno all'anno prossimo. La Toscana ha però in mano un jolly. E' la provincia di Grosseto che deve concedere l'autorizzazione al trasporto: senza quella, il relitto non va da nessuna parte.

    Anche la Puglia, con il governatore Vendola, si è fatta sentire spesso, nonostante Taranto non abbia neanche presentato un progetto a chi deve fare la scelta. A Genova, invece, stanno lavorando in silenzio ma i legami tra la Costa e la città ligure non sono un segreto per nessuno. Il sindaco Orlando, poi, rilancia la candidatura di Palermo: "ancora una volta sollecitiamo la scelta della nostra città", dice, chiedendo a Fincantieri di esprimere "con chiarezza la sua posizione e disponibilità per i Cantieri navali di Palermo, che sono in condizione da subito di realizzare gli interventi necessari per la Costa Concordia". Il discorso dei costi ha invece dei destinatari privati.

    Perché non è un problema dell'Italia se la demolizione della Concordia costerà 40 o 200 milioni di euro. E', invece, un problema degli assicuratori che, ovviamente, stanno spingendo per quegli scali che hanno fatto le offerte più vantaggiose. E qui si innesca un ulteriore problema. Per portare il relitto in un porto fuori dall'Italia, l'unica soluzione è la Vanguard, la mega nave olandese (opzionata dalla Costa per settembre, dettaglio non di poco conto per i tempi di rimozione) che dovrebbe inglobare completamente la Concordia. Ma c'è un fattore che rende questa ipotesi molto difficile: per entrare dentro la Vanguard, il relitto dovrebbe essere svuotato di tutta l'acqua al suo interno e, l'unica soluzione per farlo, è metterlo in secca. Altrimenti significherebbe avere uno sversamento in mare di sostanze inquinanti, che nessuna autorità italiana consentirebbe mai.

    Dunque si torna al punto di partenza: ad oggi non c'è ancora una scelta definitiva, le pressioni continuano e il tempo stringe. Gabrielli l'ha voluto chiarire davanti al Parlamento.
   

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