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Su Jobs Act maggioranza sul filo, ora sfida a Senato

Furlan, aspetti positivi. Camusso, valuteremo il ricorso a Ue

Palazzo Madama all'orizzonte, rispunta il pallottoliere. Il Jobs Act il 2 dicembre approderà, con o senza fiducia, in Aula al Senato e sarà probabilmente di nuovo tempesta. Perché la frattura alla Camera dei 33 deputati della minoranza Pd sulla riforma è ancora lontana dal rimarginarsi e perché al Senato la maggioranza corre sul filo.

Ok in tempi stretti, entro anno primi decreti. Poletti, il primo sarà su contratto tutele crescenti - Il Governo dovrebbe mettere a punto entro fine anno i primi decreti attuativi della delega sul lavoro concentrandosi sul varo del contratto a tutele crescenti e sulla riforma dell'Aspi con l'introduzione di tutele uniformi e legate alla storia contributiva del lavoratore: la conferma è arrivata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che si è detto ''sufficientemente contento'' del lavoro fatto. Ora la delega è in seconda lettura al Senato e l'obiettivo del Governo è l'approvazione definitiva entro la prossima settimana. Avanti con il lavoro in Commissione mentre già giovedì potrebbe arrivare l'ok con il passaggio in Aula martedì 2 e l'approvazione entro martedì 4 dicembre.

Si punta a stringere i tempi per varare i decreti entro fine anno in modo da utilizzare per i nuovi contratti le risorse previste dal ddl di stabilità 2015 (le nuove assunzioni a tempo indeterminato fatte nell'anno godranno dell'azzeramento dei contributi Inps per il datore di lavoro per tre anni con il limite di 8.060 euro l'anno). ''La maggioranza - ha detto il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi - è determinata a confermare il testo della delega sul lavoro ed approvarlo in via definitiva entro la prossima settimana in modo che i primi decreti delegati possano essere pronti entro fine anno''. ''Il primo decreto - ha detto Poletti - sarà quello sul contratto a tutele crescenti perché abbiamo la necessità e la volontà di usare le risorse previste dal ddl di stabilità per la decontribuzione''. Il nuovo contratto avrà quindi l'articolo 18 modificato con la definizione nel decreti legislativo delle ''specifiche fattispecie'' nelle quali il licenziamento disciplinare ingiustificato potrà dare luogo al reintegro nel posto di lavoro piuttosto che all'indennizzo.

La Cgil valuterà anche il ricorso in sede europea contro il Jobs Act, sulla base della Carta di Nizza sui diritti fondamentali. Ad una domanda in tal senso, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha infatti risposto: "Valuteremo tutte le strade", intanto "abbiamo bisogno di capire come vengono scritti i decreti delegati".

"Se non vado errata, il presidente del Consiglio, nell'unico incontro che abbiamo avuto alla sua presenza, lo aveva concluso dicendo che i ministri avrebbero provveduto a discutere con le parti: siamo sempre in attesa di vedere se è un annuncio o se è una cosa che si determina realmente", ha aggiunto Camusso a proposito del Jobs Act e dei decreti delegati che seguiranno la sua approvazione definitiva.

E intanto ombrelli bucati in un giorno di pioggia, con su la scritta Jobs act, per dimostrare come il provvedimento sul lavoro approvato ieri alla Camera faccia "acqua da tutte le parti". Questa l'immagine scelta oggi dai giovani della Cgil, nell'ambito della campagna 'Xtutti', per un flash mob promosso a Roma nei pressi di palazzo Chigi, davanti alla galleria Colonna. IL VIDEO

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