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Legge sul depistaggio, da un anno e mezzo la discussione in Parlamento. Che fine ha fatto?

Appello del presidente della dell'Associazione 2 agosto 1980 perchè il Senato lo approvi

a cura di Alessandra Chini

Nei giorni della richiesta, netta, dei genitori di Giulio Regeni al governo di pretendere la verità dall'Egitto sull'omicidio di loro figlio arriva anche un appello a che l'Italia approvi la legge sul depistaggio.

"Come dimostrano il caso Regeni e le indagini sulla strage di Via D'Amelio - dice il deputato del Pd Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione 2 agosto 1980 - si denuncia il depistaggio delle inchieste senza poterlo perseguire perché il Senato non ha ancora votato la proposta di legge che lo definisce un reato penale". Bolognesi è il primo firmatario della proposta di legge (S 1627) che introduce nel codice penale il reato di inquinamento processuale e depistaggio, punito con la reclusione fino a dodici anni.

Il provvedimento, depositato nel 2013, dopo l'ok della Camera il 24 settembre 2014 è stato assegnato oltre un anno fa alla commissione Giustizia del Senato e, dopo 300 giorni, è stato messo nel calendario della commissione a partire dal 30 luglio per la discussione generale. Discussione che si è chiusa il 30 marzo scorso. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per il 12 aprile prossimo.

IL TESTO

Il provvedimento approvato a Montecitorio introduce nel codice penale il nuovo reato di "inquinamento processuale e depistaggio". Allo stato attuale - infatti - il nostro ordinamento penale non prevede tale reato specifico, ma solo una serie di disposizioni che puniscono la condotta di chi, in vario modo, intralcia la giustizia: come la falsa testimonianza, la calunnia e all'autocalunnia, il favoreggiamento personale, il falso ideologico, le false informazioni al pubblico ministero. Si tratta - come per il depistaggio - di comportamenti, anche omissivi, volti con diverse modalità ad ostacolare l'acquisizione della prova o l'accertamento dei fatti nel processo penale.

Il provvedimento si compone di un articolo unico. L'articolo 1, comma 1, sostituisce l'articolo 375 del codice penale per chiunque, con l'obiettivo di sviare l'indagine, modifichi il corpo del reato, lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone connessi al reato; distrugga, sopprima, occultare o renda comunque inservibili, anche in parte, elementi di prova o li alteri.

Contro "questo vuoto normativo paradossale" Bolognesi lancia un appello affinché il Senato voti definitivamente il testo. L'appello è stato per ora sottoscritto da Salvatore Borsellino e dal Movimento delle Agende Rosse, dalla presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Maria Falcone, che l'ha definita "una battaglia di civiltà", e dalle Associazioni tra i familiari delle vittime delle stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Italicus, Strage 904, Via dei Gergofili. "Chiediamo al Governo e al Senato", si legge nell'Appello che sta mobilitando la società civile "di scegliere, con il proprio voto, di cancellare l'impunità garantita fino ad oggi ai depistatori, a difesa del diritto alla Giustizia e alla Verità di ogni cittadino".

 

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