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Axa Forum 2014, giovani e rischio al centro del dibattito

De Courtois: assicurazioni aiutino a realizzare progetti di vita

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ROMA - I giovani italiani sono preoccupati dal futuro e si scontrano sempre più spesso con la divergenza tra le loro aspettative e la realtà, ma non sono "in viaggio non in fuga" e hanno il desiderio di riappropriarsi di un significato positivo del rischio. E' questa la fotografia che esce dallo studio "I giovani, la percezione del rischio e il rapporto con le assicurazioni", condotta da Episteme e Bocconi per Axa Italia e presentata in anteprima all'Italian Axa Forum 2014.

La ricerca osserva una distanza tra i giovani e le assicurazioni e sottolinea come persiste un problema di percezione del settore, complice anche la valutazione del rapporto tra costi e benefici ritenuti troppo dilazionati nel tempo. E' quindi prioritario per gli operatori, spiega la studio, creare nuovi modelli di relazione con i giovani, che partano dall'ascolto e interpretazione del loro linguaggio, viaggino su nuovi mezzi di comunicazione legati al web e ai nuovi media e siano capaci di generare fiducia da parte degli stessi giovani.

"E' una sfida che il settore assicurativo, nella sua vocazione più autentica di protezione e gestione dei rischi nel lungo periodo - ha sottolineato Frédéric de Courtois, Ad di AXA Italia - è chiamato a raccogliere, esprimendo e valorizzando il proprio mandato di supporto al risk taking, per aiutare le nuove generazioni a recuperare il significato positivo della parola rischio e a realizzare idee e progetti di vita".

L'indagine si concentra sui giovani tra i 18 e i 34 anni, i Millennials, poco meno di 13 milioni in Italia, che si trovano a fronteggiare un'altissima disoccupazione: dal 2007 al 2013 infatti il tasso di disoccupazione giovanile è raddoppiato, raggiungendo il 44,2%. A questo si aggiunge il fenomeno dei Neet, chi non studia e non lavora, che in Italia sono circa il 24% dei giovani tra i 15 e i 29 anni (una quota significativamente superiore alla media europea, pari al 15,9%).

L'80% ha "paura che il futuro non riservi nulla di buono" e l'82% è convinto che "le prossime generazioni avranno minori disponibilità economiche e prospettive di carriera", tanto che lo studio parla di "una rassegnazione consapevole e molto diffusa". L'insoddisfazione riguarda almeno tre dimensioni: il lavoro (45,2%), il "tipo di consumi/acquisti che ci si può permettere" (49,4%) e la situazione economica/finanziaria (33,8%). Sono in particolare i ragazzi sopra i 24 anni a sperimentare senso di frustrazione e conflitto tra aspettative e realtà: ben il 78,3% dei 25-34enni è d'accordo con l'affermazione: "Le mie aspirazioni e i miei desideri incontrano molti limiti e barriere" (contro il 68,4% dei 18-24enni).

La gestione dell'incertezza è quindi il tema chiave di questa generazione. Una sfida vissuta attraverso l'adozione di diverse strategie: da una parte difensive, di controllo e/o rimozione e dall'altra di accettazione del cambiamento, di grande flessibilità e pragmatismo. Per la ricerca sono "generazioni in viaggio ma non in fuga". In questo contesto, evolve il rapporto dei giovani con il rischio che, percepito nel suo valore emancipativo, diventa strumento di conquista dell'indipendenza, che però può essere inibito dall'incertezza. Più che una dimensione da evitare, il rischio rappresenta quindi una dimensione di cui riappropriarsi.

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