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Sette anni fa l'assassinio di Chiara Poggi

Un omicidio efferato che si trasformò sin da subito in un 'giallo'

Redazione ANSA

di Igor Greganti

Sette anni fa Chiara Poggi venne  uccisa nella villetta di famiglia a Garlasco, nel Pavese. Un omicidio efferato che si trasformò sin da subito in un 'giallo', ancora senza un colpevole dopo tanto tempo, con il fidanzato Alberto Stasi assolto in primo e secondo grado, ma che dovrà tornare alla sbarra dopo l'annullamento delle sentenze da parte della Cassazione, che ha disposto un nuovo processo d'appello. ''Si può dire che la sentenza della Cassazione mi ha ripagato di tutta la fiducia che ho avuto negli anni nella giustizia, fiducia che ho tuttora'', spiega, con la consueta voce gentile, Rita Poggi, madre di Chiara che da anni ripete, con parole pacate ma decise, di volere ''verità e giustizia''. E non si stanca di dirlo anche in questi che ''sono giorni particolari in cui, come si può dire, ci si ricorda di più''. Anche il professore Angelo Giarda, difensore di Alberto, parte da una premessa: ''Bisogna sempre avere presente - spiega - che una ragazza è morta in modo atroce, bisogna avere rispetto per lei e per la sua famiglia''.

E poi: ''Io - aggiunge - difendo Alberto anche nell'interesse di Chiara e dei suoi familiari, perché bisogna arrivare a prendere l'assassino''. Il 13 agosto 2007, Chiara, 26 anni e che un anno e mezzo prima si era laureata con il massimo dei voti in Economia, venne ammazzata nella sua casa, mentre la famiglia era in vacanza. Fu il fidanzato Alberto a chiamare il 118: ''Un'ambulanza in via Giovanni Pascoli''. ''Ma cos'è successo?'', chiese l'operatrice. ''Credo abbiano ucciso una persona. Ma forse è viva... non lo so'', rispose lui. Per Stasi scattarono presto gli interrogatori, i sequestri e il 24 settembre il fermo per omicidio volontario, ma quattro giorni dopo venne scarcerato: mancanza di prove. Nel frattempo la sua posizione si fece più complicata: nel su pc vennero trovati file pedopornografici, vicenda per cui Stasi è stato poi condannato una pena pecuniaria. È il 17 dicembre 2009, invece, quando viene assolto in abbreviato dall'accusa di omicidio dal gup di Vigevano, dopo una 'superperizia'.

L'8 novembre 2011 inizia il processo di secondo grado e il 6 dicembre la Corte d'Assise d'appello di Milano conferma l'assoluzione. Sentenza annullata dalla Cassazione quattro mesi fa, ma le motivazioni non sono ancora uscite (forse arriveranno a settembre) e solo quello che scriverà la Suprema Corte potrà fare chiarezza su ciò che saranno chiamati a valutare i giudici dell'appello 'bis' nei prossimi mesi. E si potrà sapere su quali punti dovrà essere probabilmente riaperto il processo: la famiglia Poggi, rappresentata dall'avvocato Gian Luigi Tizzoni, aveva chiesto di analizzare un capello trovato nella mano di Chiara, di acquisire l'ormai nota bicicletta nera da donna nella disponibilità degli Stasi e la ripetizione completa del cosiddetto esame della ''camminata'' eseguito per capire come Alberto sia riuscito a non sporcarsi di sangue la suola delle scarpe quando entrò nella villetta. ''Sì - dice Rita Poggi - noi abbiamo segnalato i nostri dubbi su come sono state condotte le indagini, ma ciò che è stato fatto è stato fatto, e non certo in malafede, l'importante ora è arrivare alla verità per Chiara''.

Solo leggendo le motivazioni della sentenza, ha chiarito il professor Giarda, ''potremo capire cosa dovrà fare l'appello, probabilmente deve esserci stata, secondo i giudici, la violazione di qualche norma perché la Cassazione non può entrare nel merito''. Anche se, aggiunge, ''l'intervento del sostituto pg è stato tutto nel merito e non di legittimità, come avrebbe dovuto essere''. Il professore non nasconde affatto l'amarezza per l'annullamento da parte della Cassazione di una ''doppia'' assoluzione, come raramente accade. Il racconto di Alberto, conclude, ''è sempre stato coerente e io lo difendo perché bisogna trovare l'assassino''.

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