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Coni: Fin, 16 mesi squalifica a Malagò

Coni: Fin, 16 mesi squalifica a Malagò

'Guerra' Malagò-Barelli, 'lo sport si vergogna' N.1 sport:"stop 16 mesi? Sono sereno". Fin,non potevamo subire

ROMA, 30 settembre 2014, 20:30

Redazione ANSA

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Giovanni Malagò - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giovanni Malagò - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovanni Malagò - RIPRODUZIONE RISERVATA

Più che una questione legata al nuoto, sembra un incontro di boxe. Il giorno dopo la sentenza della Disciplinare della Fin - che ha condannato il presidente del Coni Giovanni Malagò a 16 mesi di squalifica - va in scena un lungo botta e risposta tra il numero 1 dello sport italiano e quello della Federnuoto Paolo Barelli. Una 'guerra', combattuta sottotraccia, che la sentenza di ieri ha reso pubblica. "Onestamente volo un tantino più in alto - dice Malagò -. Secondo me il mondo dello sport non solo è rimasto sorpreso, ma si vergogna di quello successo ieri. Si deve interrogare su certi dirigenti che continuano a ragionare con mentalità che sono fuori dai tempi". "Ognuno può esprimere le proprie opinioni e se ne assume la responsabilità - la replica di Barelli -. Noi siamo molto sereni, ma dispiaciuti e sconcertati per una vicenda che nasce da una denuncia fatta dal Comitato Olimpico alla federazione e agli organi di giustizia ordinaria". Il caso: dopo un audit interno, il Coni ha denunciato alla Procura della Repubblica di Roma una presunta doppia fatturazione per 820mila euro per lavori di manutenzione della piscina del Foro Italico in occasione dei Mondiali di nuoto; il pm ha chiesto l'archiviazione ma il gip ha disposto un supplemento d'indagine.

Il 4 marzo, quindi, Malagò ha aggiornato i membri della Giunta Coni sulla questione: con dichiarazioni lesive per l'organo della Fin che ha proceduto a processarlo, in quanto tesserato dell'Aniene, nonostante il Collegio di Garanzia del Coni l'avesse definito "incompetente". "La Giunta è un luogo privato - spiega Malagò dall'Acquacetosa -. Se affermazioni neanche mie, riportate dagli uffici del Coni, ti portano a questo si commenta da solo: è la dimostrazione che siamo nel giusto nell'aver portato avanti la riforma della giustizia sportiva. Sono un funzionario pubblico e sono obbligato a fare certe cose. Siamo molto tranquilli, sereni e quasi divertiti per il non senso di tutto questo". "E' chiaro che tutta questa situazione non ci fa piacere - risponde Barelli, proprio dal Foro Italico - non ce la siamo andata a cercare, ma non è che possiamo arrenderci nel momento in cui si è convinti di subire un attacco completamente ingiusto. Non provo livore e odio nei confronti di nessuno. Questa non è una questione personale, ma ovviamente c'è una reazione doverosa. Qui c'è una federazione che è stata messa all'indice e che ha tutto il diritto e il dovere nei confronti dei propri associati di far emergere le cose come sono, sia per quanto riguarda la magistratura ordinaria sia per quanto concerne la giustizia sportiva".

Malagò, intanto, annuncia ricorso: "E' evidente. Magari se non ci fossero troppi parenti a giudicare, forse sarebbe una buona cosa". Una stoccata, data con il sorriso, a sottolineare come Adriano Sansonetti, presidente della Disciplinare Fin, sia cognato di Pier Salvatore Maruccio, presidente della commissione d'Appello. E come l'avvocato Massimo Mamprin, membro della Disciplinare, sia figlio di Giancarlo Mamprin, presidente del cda della Fin Plus, società di servizi della Federnuoto.

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