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Grandi Rischi, Cialente: 'È un Paese fuori di testa, schizofrenico'

Delusione degli aquilani: "Ormai garantisti solo con i delinquenti"

 "È un Paese fuori di testa, schizofrenico". Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha riflettuto un'intera notte prima di commentare la sentenza della Corte d'Appello che ieri ha assolto sei esperti e condannato il solo Bernardo De Bernardinis della Commissione Grandi Rischi. Secondo Cialente "oggi è una giornata difficile per tutti gli aquilani, dopo quello che è successo ieri. Non concordo proprio sul fatto che il fatto non sussista, ma poi condannano il solo De Bernardinis".

"Questa sentenza ha come effetto quello di riaprire le ferite nelle nostre catene di lutti - ha insistito Cialente - se uno avesse dei dubbi su quella vicenda basterebbe risentire la telefonata tra Bertolaso e l'assessore Stati. Io stesso mi sentii rassicurato dalle parole della Grandi Rischi, tanto che quando lo sciame proseguiva io stesso dicevo 'meno male così scarica'. In Italia vogliamo sempre risolvere le cose in modo mediatico, mai affrontarle direttamente".

Per Cialente il punto è questo e ci tiene a sottolinearlo: "Tutti quegli eventi avrebbero dovuto insegnarci l'importanza della prevenzione e della messa in sicurezza del nostro paese e invece ogni volta vedi alluvioni ed altro stiamo sempre al punto da capo: nel nostro caso quella riunione servì per fermare 'il fattucchiere' Giuliani, che aveva 'previsto' scosse a Sulmona e io stesso la notte del sisma avevo solo otto vigili del fuoco in servizio all'Aquila. Insomma - conclude Cialente - dove si fa prevenzione oggi? Dove si mette in sicurezza questo paese?".

Una città talmente tramortita da restare quasi anestetizzata. E' l'impressione che lascia L'Aquila il giorno dopo la sentenza che ha ribaltato l'esito del primo grado assolvendo sei tra scienziati e membri della commissione, e condannato il solo Bernardo De Bernardinis, ex vice capo della Protezione Civile, a due anni con la condizionale.

    "Già la città era sonnolenta di suo, ora con questo nuovo colpo in testa reagirà ancora meno", è il laconico commento dell'avvocato Roberto Madonna, legale di un'associazione cittadina. Ma è il popolo più minuto che fotografa bene il sentimento vero della città. "Ormai sono garantisti solo per i delinquenti", ha infatti detto Adriano, che nel sisma del 6 aprile 2009 ha perso fratello e nipote. Il gestore del giornalaio davanti a Piazza D'Armi ammette che "viviamo giorno dopo giorno senza più aspettarci nulla, le cose vanno sempre in quella direzione. Questa sentenza non starà bene a nessuno".

La reazione degli aquilani: "Vergogna" (VIDEO)

    Ma è proprio nell'immensità di Piazza D'Armi che il popolo aquilano ha timbrato la sua indignazione con un grandissimo striscione, lungo oltre venti metri, appeso nel luogo di maggior passaggio della città. "Grandi Rischi: molte storie ce lo hanno già insegnato... E' inutile fare un processo quando è contro lo Stato. Vergogna!".

 

E sulla presunta 'inutilità' di questo processo torna proprio l'avvocato Madonna quando allargando le braccia prima dice che "questa sentenza si innesta su un sistema come quello di Mogherini e Cucchi. Un fatto in sé magari non dice nulla, ma se inserito in un sistema, qualche cosa significherà, e tutto diventa diverso".

 Il giorno dopo negli ambienti giudiziari aquilani non c'è sconcerto solo per la sentenza in sé. "Il fatto non sussiste, la Corte d'appello non ha detto che non costituisce reato, ha detto che il fatto non c'è, non che non è colposo", ha infatti commentato l'avvocato Maria Teresa Di Rocco che difendeva le parti civili. "Manca il nesso di casualità, evidentemente i giudici scriveranno che non è stato dimostrato che con quelle informazioni non c'era motivo di scappare da casa - ribatte l'avvocato Antonio Valentini, uno dei promotori del processo con le sue denunce - ma condannare solo De Bernardinis non riusciamo a capirlo. Sebbene avessi già scritto di aspettarmi questa sentenza, perché non bisognava toccare i forti, qui manca il nesso di casualità. E condannare De Bernardinis a soli due anni mi permette allora - chiude con amara ironia - di andare nella mia prossima udienza dove devo difendere un automobilista che in un incidente ha ucciso una bambina e chiedere di patteggiare per venti giorni". 

Maiani, ora linee guida per le emergenze - ''Bisognerebbe dotarsi di regole, non si può essere condizionati dalle emozioni del momento''. Cosi il presidente della commissione Grandi Rischi, Luciano Maiani, che all' indomani della sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila propone linee guida a cui attenersi nelle prossime emergenze. ''Credo che il governo - dice in un colloquio con il Corriere della Sera - dovrebbe sponsorizzarle, noi siamo disposti a contribuire''. La sentenza ''riporta serenità'' nella comunità scientifica, osserva Maiani. ''Per il futuro auspico che vengano definite chiaramente anche in Italia quali sono le responsabilità dei consulenti scientifici, come si sta facendo a livello europeo''.

Risarcimento lontano, nodo provvisionali - Il dispositivo della sentenza stilato dalla Corte d'Appello dell'Aquila, ieri, per il processo alla Grandi Rischi, non prevede direttamente alcun risarcimento ai parenti delle vittime con riferimento alla condanna a due anni (pena sospesa) per l'ex vicecapo della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis. Nel dispositivo si prevede solo la condanna dell'imputato, in solido con il responsabile civile-Presidenza del Consiglio dei ministri, a "rifondere alle parti civili le spese di patrocinio", quantificate complessivamente in circa 40 mila euro. Le parti civili però si sono mosse in modo differente sul fronte del risarcimento del danno: c'è chi non ha atteso neanche la sentenza di primo grado per avviare l'istanza in sede civile e chi, invece, ha deciso di attendere la conclusione dell'iter giudiziario penale per iniziare il percorso. Per questi ultimi solo al termine dell'ultimo grado di giudizio, e quando la sentenza diventerà definitiva, sarà possibile avviare le cause in sede civile per il risarcimento dei danni. La sentenza di primo grado, però, ha già previsto alcune provvisionali per i familiari delle vittime, anche se al momento non è possibile fare una stima del denaro percepito, anche perché non tutti i parenti o eredi hanno voluto incassare la somma che gli è stata assegnata. Tra chi ha percepito la provvisionale, con somme variabili tra i 100 mila e i 200 mila euro a parente, ci sono però anche gli eredi di vittime per le quali De Bernardinis è stato assolto per insufficienza di prove. In questo caso teoricamente lo Stato, in caso di sentenza definitiva positiva per l'ex vice capo della protezione civile, potrebbe richiedere indietro la somma, ma alcuni legali spiegano che proprio la formula dell'assoluzione, cioè l'insufficienza di prove, consentirebbe giuridicamente di evitare la restituzione del denaro. 

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