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Le chat di Chaouqui: "Dobbiamo far sparire quella roba di Emanuela Orlandi"

Le chat di Chaouqui: "Dobbiamo far sparire quella roba di Emanuela Orlandi"

Il fratello Pietro: 'Consegnate 8 pagine, non tutte parlano di mia sorella'

CITTÀ DEL VATICANO, 11 maggio 2024, 11:21

di Nina Fabrizio

ANSACheck

Orlandi:le chat tra Chaouqui e Balda, 'non distruggiamo Vaticano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Uno scambio di messaggi tra due alti funzionari vaticani riguardo a Emanuela, dei "georadar" e dei "tombaroli". Da tempo Pietro Orlandi alludeva a queste chat, incluse nel memoriale stilato insieme all'avvocato Laura Sgrò e già consegnato più di un anno fa al promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi. Ieri, di fronte alla Commissione di inchiesta bicamerale sulle scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, il fratello Pietro ha svelato per la prima volta il nome della fonte che gliele ha consegnate: "Francesca Chaouqui". E proprio lei, insieme all'altro ex membro della Commissione vaticana Cosea, l'ex monsignore Lucio Vallejo Balda, sarebbe la protagonista degli scambi. "A settembre dobbiamo far sparire quella roba della Orlandi e pagare i tombaroli. Di questo devi parlare al Papa".

E' quello che si scrivono, secondo quanto riportato dal quotidiano Domani. E ancora: "Ascoltami bene - direbbe Chaouqui - adesso abbiamo perso la battaglia giornalisti, almeno non sono la soluzione. Facciamo passare l'estate, io vado a Singapore e capirò di più. Quando torno pensiamo a cosa fare e anche il papa sarà più lucido. Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso. Vediamo se il papa chiuderà il Vam o che farà. Io ti voglio bene e veramente credo in te e in questa riforma ma così non andiamo lontano". 

 

Chaouqui non ha confermato né smentito l'autenticità della chat ma già nella serata di ieri ha messo le mani avanti su un suo eventuale coinvolgimento nella commissione di inchiesta bicamerale con un post su X: "Sono tenuta al segreto di Stato", ha scritto, "non conosco dove sia Emanuela e neanche se la pista di Londra sia vera, non ho alcun elemento che possa avvicinare alla verità, se lo avessi e fosse coperto da segreto comunque non lo rivelerei perché per me la lealtà al Pontefice viene prima di tutto. Quindi inutile coinvolgermi. se c'è una verità io non la conosco". Pietro Orlandi ha confermato invece che il contenuto di quanto pubblicato dal Domani corrisponde in parte a quanto possiede lui nel memoriale, "in tutto sono otto fogli, non si parla solo di Emanuela".

Le decisioni sulle convocazioni spettano in ogni caso alla Commissione di inchiesta, che stando alle parole del presidente Andrea De Priamo, vuole comunque vagliare con molta cautela quanto emerso ieri. Non a caso, appena Pietro Orlandi ha cominciato a parlare della cosiddetta "pista di Londra", quella secondo cui il Vaticano potrebbe addirittura aver emesso una nota spese per i costi di allontanamento e di mantenimento di Emanuela nella capitale britannica, e non appena ha accennato al nome di un ex Nar che gli avrebbe fornito elementi in merito, la seduta è stata secretata. E come d'obbligo, il presidente ha provveduto a trasmettere tutto alla procura di Roma, "ai fini della verifica dell'autenticità di quanto detto". La suggestione degli intrecci dei vari elementi porta Orlandi a ipotizzare due strade che però si contraddicono tra loro. Una, infatti, quella appunto "di Londra", suppone che il Vaticano abbia volontariamente deciso di portare Emanuela lì, iscriverla in un collegio di religiosi (Orlandi ha detto ieri di "scalabriniani"), e tenerla per anni sotto copertura.

L'altra pista, quella dei messaggi Whatsapp, indicherebbe invece che il Vaticano stesso avrebbe disposto segretamente la sepoltura del corpo di Emanuela nel cimitero del Collegio teutonico (dove pure è stata fatta una ispezione andata a vuoto nel 2019), oppure, l'ultimo azzardo, nella basilica di Santa Maria Maggiore, quella dove era arciprete il cardinale Santos Abril y Castellò, menzionato nelle presunte chat che gode anch'essa della extraterritorialità. A questo alluderebbe l'esigenza di "pagare i tombaroli" e il georadar. Intanto, la Commissione procederà nei lavori con l'audizione di due giornalisti, non ancora individuati. Uno potrebbe essere Pino Nicotri, già audito dal promotore di giustizia vaticano che sostiene invece la pista amical-parentale senza un coinvolgimento del Vaticano. I commissari prospettano un lavoro lungo, che si focalizzerà sul materiale acquisito dall'archivio in raffronto con le varie audizioni che via via saranno fatte. Alla ricerca di quei riscontri che in 41 anni non sono ancora mai stati trovati in modo netto, praticamente su nulla.

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