''Se dovessi descrivere cosa ho visto o quello che ho fatto penseresti che sono una bestia, ma io ho ho avuto una madre, un fratello e una sorella che mi hanno amato''. Così, con le parole di Agu, ragazzino gettato nella guerra tribale in Africa, si chiude Beasts of No Nation, l'atteso film di Cary Fukunaga il regista americano (padre giapponese e madre svedese) della prima stagione cult di True Detective. E per questo primo film in concorso al Festival di Venezia sono arrivati applausi. Distrutta la famiglia dall'esercito regolare che li confonde con i ribelli, Agu (Abraham Atta) viene poi catturato dagli stessi ribelli della NDF e salvato da sicura morte dal carismatico e tribale comandante generale interpretato da uno straordinario Idris Elba.
Sono tante le prove che deve affrontare Agu per essere accettato. Dovrà subire percosse, pensare di essere fucilato e anche temere di essere seppellito vivo. Ma la prova più grande è quella barbarica dell'uccisione di un uomo compiuta con un machete. In un'Africa piena di riti, sangue e con un comandante generale che ricorda un illetterato, ma non meno fascinoso, colonnello Walter E. Kurtz di Apocalisse Now si svolge il film che non manca di ricordare spesso le atmosfere di Terrence Malick.
Finale a cui non manca un'esplicita morale anche troppo spiegata e ostentata. Questo Beasts of No Nation dopo Venezia e Toronto sarà lanciato direttamente sulla piattaforma di streaming Netflix, che lo anche prodotto, il 16 ottobre. La violenza è brutale e la storia del cinema dimostra che siamo affascinati da essa, dal nostro oscuro potenziale e dalle atrocità che lo accompagnano - dice Cary Fukunaga nelle sue note di regia -. La violenza potrebbe essere semplicemente la manifestazione esteriore più sobria della bestia che abbiamo dentro di noi, ma è anche ciò che rende l'uso dell'innocenza dei bambini nei conflitti ancora più orripilante delle guerre che invece celebriamo nelle nostre storie nazionali''. Il film comunque, aggiunge:''non vuole essere il film dei bambini soldato o di farsi portavoce di una questione, perché la presenza di una questione non farebbe altro che distogliere l'attenzione dalla ragione più semplice che sta alla base delle storie, cioè quella di superare le distanze sia culturalmente che geograficamente''. Grande interpretazione di Idris Elba, all'anagrafe Idrissa Akuna Elba, un attore britannico e anche un DJ, noto a Londra con lo pseudonimo DJ Big Driis/Big Driis the Londoner.