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SCHEDA/ 100mila cristiani l'anno vittime di persecuzioni

15-20% da minaccia Islam, 50% da coinvolgimento conflitti tribali

CITTA' DEL VATICANO - Sono tre le aree geopolitiche in cui si verificano le maggiori persecuzioni nei confronti dei cristiani nel mondo. La prima riguarda i Paesi dove è sempre più crescente l'influenza islamica, dal Sudan, alla Nigeria, passando per l'Iraq fino alla Siria. La seconda è definita invece dai Paesi ex comunisti, in primis la Corea del Nord, e la terza è quell'area che si sviluppa soprattutto in Africa, tra Congo e Repubblica Centrafricana, in cui i cristiani divengono vittime in quanto coinvolti in conflitti tribali per i quali rifiutano di imbracciare le armi. E' questa, secondo il sociologo delle Religioni e coordinatore dell'Osservatorio della liberta' religiosa in Italia, Massimo Introvigne, la mappatura più aggiornata della persecuzione contro i cristiani. Il dato di riferimento di 100mila cristiani vittime ogni anno, spiega Introvigne, rimane "valido" nel 2014 ma, continua l'esperto, "va spiegato nel senso che circa la metà di questi sono vittime dovute a ragioni di coscienza, cioè al rifiuto di prendere parte ai conflitti tribali". La minaccia islamica pesa su questo dato, invece, per un 15,20%. Secondo la fondazione di diritto pontificio "Aiuto alla Chiesa che soffre" (Acs), che cura un rapporto sulla libertà religiosa monitorando 196 Paesi del mondo, i cristiani (''200 milioni quelli che vivono in Paesi in cui la loro non e' religione di maggioranza'') rimangono la confessione più a rischio di discriminazioni e persecuzioni. Nell'ultimo rapporto, datato 2012, si sottolineava come la libertà religiosa sia sempre più a rischio nelle aree della ex Primavera araba (Tunisia, Libia, Egitto e Siria) e in altri paesi dell'Africa, ''come Kenya, Mali e Nigeria'', dove ''aumenta la pressione dell'estremismo islamico''.
    Nel 2012 in Egitto, dove e' cristiano il 12,2% della popolazione, le aggressioni contro i copti avevano raggiunto proporzioni senza precedenti. Inquietudine veniva espressa anche per la situazione in Libia (2,7% i cristiani), dopo le dichiarazioni rilasciate dal Consiglio nazionale di transizione sull'adozione della sharia come fonte principale del diritto e timori simili si sono avuti in Tunisia (22 mila i cristiani), dove preoccupa il rafforzamento dei salafiti. In Siria i cristiani nel 2012 erano il 5,2% e in Iraq l' 1,8% ma sono dati che andrebbero aggiornati in conseguenza dell'escalation di conflitti in entrambi i Paesi. In Iraq, infatti, i cristiani scontano ora anche la forte minaccia dell'Isis che ha determinato la loro scomparsa da una roccaforte storica del cristianesimo, la città di Mosul. In Siria e in Iraq, ''i cristiani sono vittime di rapimenti, omicidi e attentati''.
    In India, dove si affronta la nuova minaccia del fondamentalismo induista, solo nel 2011 ''la minoranza cristiana e' stata vittima di 170 attacchi del movimento nazionalista indu' del Sangh Parivar''. Fonte di preoccupazione sono anche le leggi 'anti-conversione', nonostante la Costituzione riconosca il diritto alla liberta' religiosa.
    Resta poi un'emergenza l'Africa. In Nigeria, dove il 45,5% della popolazione è cristiana, proliferano alcuni gruppi islamici tra cui quello dei Boko Haram, che ha rivendicato numerosi attacchi anticristiani: dal 1999 al 2011 sono 14 mila i nigeriani uccisi fra musulmani e cristiani. Critica la situazione in Sudan, il Paese di Meriam, in Kenya (81,7% ) e Mali, (2,9%); in Eritrea i prigionieri per motivi religiosi al 2012 erano fra i 2 e i 3mila.

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