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Farmaci: Altroconsumo, i bisogni indotti dalla pubblicità

'Pochi conoscono i nomi dei principi attivi di ciò che comprano'

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TRENTO - In Italia la spesa farmaceutica nel 2012 è stata di 25,5 miliardi di euro, di cui 2,12 milioni di euro per i prodotti da banco. Il dato, riferito al rapporto Osmed, è stato evidenziato da Altroconsumo a Trento, in un incontro dal titolo 'Il mercato del farmaco e i bisogni indotti', nell'ambito della campagna 'Check-up diritti', finanziata dal ministero dello Sviluppo economico e realizzato da Altroconsumo con Acu, La Casa del Consumatore, Codici e Lega Consumatori. A parlarne è stata Moira Stefini, area salute Altoconsumo.

Ha sottolineato anche come siano tre i principi attivi in testa alla classifica di spesa: diclofenac con 121, 8 milioni di euro, ibuprofene, con 116,9 mln di euro e paracetamolo, con 105,8 mln di euro. "Il consumatore quasi mai sa che cosa siano. Basta però guardare sul sito di Altroconsumo - ha invitato - e si scoprirà che sono molti i farmaci che contengono questi tre principi attivi, ma soprattutto che li si conosce in genere per il nome commerciale di uno solo di questi e sono tra i più comunemente usati".

"Allora ci si domanda - ha concluso - se la pubblicità condiziona e la risposta viene guardando con attenzione una serie di spot, che fanno fortemente pensare che ci siano bisogni indotti. Basta badare a quante confezioni vengono fatte rosa, per indurre al consumo femminile. Eppure il principio attivo serve anche a curare gli uomini. Oppure si può osservare come la tosse sia un utile segnale dell'organismo e del tutto tollerabile, finché non è troppo forte, quindi fastidiosa. Ricordiamoci che la pubblicità la paghiamo nel prodotto".

E a proposito di bisogni indotti il discorso di Altroconsumo ha spaziato anche oltre. "In molti sanno che tra i farmaci più venduti - ha aggiunto il vicepresidente di Altroconsumo, Marino Melissano - ci sono quelli contro il colesterolo. Adesso te li danno quando arriva a 200, ma ieri forse 200 era niente. Io dico di fare attenzione a limitare i farmaci a quelli che ci servono".

E da Stefini è venuto anche un invito a un maggiore dialogo tra paziente e medico. "Bisogna chiedere che cosa c'è nei farmaci che ci vengono prescritti - ha esortato - e dire le proprie perplessità".

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