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Tre amici, una scommessa: aprire bottega in centro L'Aquila

Una camiceria in pieno cantiere, con tanto entusiasmo e positività

Enrica Di Battista L'AQUILA

Catherine, Francois e Guido. Tre amici, molto internazionali, e ora tre soci, con una scommessa in comune: L’Aquila ce la farà. Così, tra mille lungaggini burocratiche e l’assenza di agevolazioni che caratterizzano il commercio nel capoluogo terremotato, hanno aperto da novembre 2014 una camiceria nel centro storico. Una delle prime botteghe a tornare nel centro, che prima del terremoto del 2009 pullulava di artigiani. Non una camiceria su misura tradizionale né un “pronto all’uso” ma un “su misura” particolare che coniuga la tradizione, ossia l’antica sartorialità del nonno Gino di uno dei tre soci, Guido Letta, e l’innovazione. Nello specifico infatti si tratta di un e-commerce, vendita online, che guarda ad un mercato anche estero per allargare il bacino d’utenza dei clienti, “perché oggi pensare di sopravvivere guardando solo al mercato cittadino sarebbe un’utopia”, raccontano. Però il punto fermo è di “mantenere la manodopera nel nostro Paese, il meraviglioso made in Italy, dunque l’esatto contrario di quello che generalmente avviene quando viene portata all’estero la manifattura”, spiega Guido.

La bottega, al piano terra di un palazzo storico da poco restaurato, ha belle volte e grandi mura bianche tipiche della città ed è arredato con gusto ed originalità. Le camicie vengono prodotte in un laboratorio ad Aielli, un borgo di 700 anime vicino ad Avezzano, che dà lavoro a circa 18 persone. I tre soci stanno poi formando una rete di misuratori anche all’estero. In mancanza di esse, racconta Catherine, “dall’Aquila abbiamo prendiamo le misure anche via Skype, ed è già accaduto in collegamento con gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita. Basta che insieme alla persona che si collega con noi online per farsi una camicia ve ne sia un’altra, parente o amico, che prende le misure, sulla base di nostre precise indicazioni. E poi a distanza possiamo anche capire la struttura fisica del cliente”.

I tre amici si sono conosciuti nel 1999. Catherine è nata a Firenze e poi ha studiato moda e stilismo a Parigi; Francois ha vissuto a Milano e negli Stati Uniti. Insieme hanno portato avanti per 15 anni un ristorante a New York. E quindici anni fa si sono innamorati di Calascio, un borgo dell’Aquilano, dove si sarebbero anche trasferiti per avviare un progetto sulla filiera corta e i cibi biologici e a km zero. Poi si sono anche innamorati dell’Aquila. Ma non si sono trasferiti subito. Dopo il terremoto l’altro socio, Guido Letta, che aveva un laboratorio di camicie su misura nel centro dell’Aquila portando avanti la tradizione del nonno Gino, ha aperto in uno dei centri commerciali dove si sono ricollocati quasi tutti i commercianti del centro storico. “Ma non fa per me, ed infatti ho retto poco”, racconta. "Così mi sono trasferito da François e Catherine a New York. E poi la decisione di provare in tre a scommettere sull’Aquila, con entusiasmo”.

Questa è una storia al momento fortunata ma oggi tornare a riaprire una bottega nel centro del capoluogo, tra i pochi palazzi restaurati e tra mille disagi di vivere in un cantiere, non è semplice.“C’è una speculazione sui prezzi degli affitti dei negozi ed è un peccato – dice Catherine -, questo ritarda soprattutto ciò che serve per la ripresa di una città: perché con gli affitti che stanno chiedendo ristoranti e bar ce la possono fare ma una piccola bottega, un calzolaio, una farmacia no”. Probabilmente si sarebbero dovuti calmierare i prezzi degli affitti “per avere una ripartenza più veloce, invece si è preferito lasciare il libero arbitrio ai singoli proprietari. Noi siamo stati fortunati – racconta Guido - perché abbiamo trovato una famiglia che ci è venuta incontro ma tanti colleghi vorrebbero riaprire ma i locali ristrutturati e agibili sono pochi e questo dà modo di far schizzare i prezzi alle stelle. Ed è ingiustificato”.

Questo è un angolo dell’Aquila restituito ad una prima normalità: la bottega dei tre amici, il bar dove leggere il giornale e fare due chiacchiere, la signora del palazzo storico ristrutturato che sta sopra la camiceria che porta dolci e biscotti. “Qui si è ricreata la vita di città che c’era prima del sisma e questo è meraviglioso”. Un altro segnale di ottimismo per tutta la città.

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