La maggioranza manca l'obiettivo di chiudere almeno l'esame di tutti gli emendamenti alla riforma costituzionale prima della votazione per eleggere il nuovo capo dello Stato. Restano ancora da votare almeno 600 emendamenti, e domani non si terrà seduta. Tutto slitta, dunque, a dopo il giuramento del successore di Giorgio Napolitano.
Governo e maggioranza puntavano inizialmente a chiudere la seconda lettura della riforma alla Camera prima dell'elezione del Capo dello Stato. Tuttavia, il duro ostruzionismo di M5S, Sel e Lega aveva portato ad un accordo (il cosiddetto 'Lodo Pisicchio') raggiunto la scorsa settimana nella conferenza dei capigruppo di Montecitorio, in base al quale tutti i partiti si impegnavano a consentire la votazione di tutti gli emendamenti prima della convocazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati delle regioni per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica: gli ordini del giorno e il voto finale si sarebbero tenuti dopo il giuramento del nuovo capo dello Stato. Così non è stato: giacché domani non ci sarà Aula (per consentire ai gruppi parlamentari di consultarsi in vista delle votazioni per il Quirinale), l'esame del testo slitta. E dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica dovranno ancora essere esaminati e votati dall'Assemblea di Montecitorio oltre 600 emendamenti al testo, per cui i tempi si allungano.