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Giro, 13/a tappa: rivoluzione sotto la pioggia, prima 'rosa' per Aru

Spagnolo cade, il sardo nuovo leader. E domani lunga cronometro

 In una tappa con un livello di difficoltà pari allo zero, rettilinea e piatta, breve e veloce, resa insidiosa solo dalla pioggia, il veleno era tutto concentrato nella coda. E' la legge del Giro d'Italia edizione 2015. Era accaduto martedì scorso, nell'arrivo a Forlì, oggi la corsa rosa fra le più dure e indecifrabili ha concesso il bis. E che bis! La maglia rosa ha cambiato padrone in pochi secondi. Nessuno avrebbe potuto prevederlo, né tantomeno Fabio Aru, che proprio oggi ha colto la prima rosa di una carriera breve ma intensa. E' accaduto tutto a 3.300 metri dall'arrivo di Jesolo, metro più metro meno, allorché una caduta innescata dal canadese Ryder Hesjedal e da Eugenio Alafaci - re del Giro 2012 - ha innescato una caduta di pezzi da 90. Non corridori qualunque, veri e propri 'mammasantissima' del Giro, compresa l'ormai ex maglia rosa Alberto Contador. Tutti insieme appassionatamente, sull'asfalto, sotto una pioggia gelida e fitta, che ha fatto da sfondo a una rivoluzione vera e propria. A salvare lo spagnolo, da un ritardo ancor più largo, è stato il compagno della Tinkoff-Saxo, Matteo Tosatto, che gli si è avvicinato e, con un gesto fulmineo, gli ha offerto la propria bici, permettendogli di chiudere la tappa. Aru, però, era già lanciato verso il traguardo, per indossare una maglia rosa che pesa una tonnellata. Non tanto per l'importanza simbolica, e per il peso psicologico che può avere alla vigilia della cronometro di domani, quanto perché indossata 24 ore dopo il giorno più sofferto, chiuso con una smorfia di fatica e impotenza di fronte all'allungo di Contador, sul Monte Berico, nel cielo sopra Vicenza. Chi non è riuscito a ritagliarsi un varco dopo la caduta è stato Richie Porte, che ha rimediato altri minuti di ritardo, vedendo trasformare le proprie ambizioni in velleità. L'australiano, fra penalizzazioni, ritardi vari, cadute e trappole assortite, anche se domani dovesse offrire il meglio di sé nell'interminabile cronometro da Treviso a Valdobbiadene, difficilmente riuscirà a salire quantomeno sul podio di Milano. Chi invece continua a risalire posizioni, avvicinandosi al tetto del Giro, è Rigoberto Uran Uran: il colombiano della Etixx, dopo alcuni giorni di sofferenza e trepidazione, a causa di un problema respiratorio, può arrivare anche a mettere le mani sulla maglia rosa. Uran va forte a cronometro e anche in salita: attualmente accusa un ritardo in classifica di poco superiore ai 2', le sue ambizioni di primato sono concrete e anche legittime. Domani la classifica generale verrà ridisegnata da una frazione estremamente complicata: una prova contro il tempo di quasi 60 chilometri, con i primi 30 piatti e i secondi 30 molto difficili, con saliscendi, serpentine e un paio di salite caratterizzate da pendenze piuttosto dure. Sarà importante, per dirla alla Moser, sapersi gestire durante il percorso, ma per qualcuno la crono del 'prosecco' potrebbe trasformarsi in una vera e propria via Crucis, con ritardi incolmabili. La tappa di oggi, una delle ultime occasioni per i velocisti, è andata a Sacha Modolo, artefice di uno sprint potentissimo, sull'asfalto viscido di Jesolo, fra due ali di folla, sotto la pioggia. Modolo è al primo successo al Giro e spera di potersi giocare le proprie chance di conquista della maglia rossa della classifica a punti fra Lugano e Milano, negli arrivi che più gli si addicono.

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