(di Manuela Tulli)
Sono pronte a giurare
solennemente fedeltà al Papa 34 nuove Guardie svizzere. Le nuove
reclute riportano al massimo previsto, 135 militari, il
contingente che resta comunque il più piccolo del mondo. "Si
torna ai livelli pre-Covid, una boccata d'ossigeno - commenta il
caporale Eliah Cinotti, portavoce dell'esercito del Papa - che
ci permette di affrontare il Giubileo in maniera più
confortevole".
Oggi, alle prove del giuramento, nel cortile della caserma a
Sant'Anna, i giovani pronti a prestare fedeltà fino alla morte
al Pontefice di Roma, indossavano la divisa di 'gran gala', con
le alabarde e le armature di quindici chili addosso, compreso
l'elmo. Ma nella realtà sono giovani ben addestrati militarmente
che, quando scortano il Papa, vestono per lo più abiti borghesi
e sanno usare pistola, taser e fucile d'assalto. Ogni mese c'è
un richiamo formativo per la sicurezza.
Quello che i pellegrini vedono è invece l'alabardiere con il
vestito a strisce colorate, un po' l'emblema stesso del
Vaticano. E se il Giubileo comporterà un maggiore impegno,
quello che in realtà le guardie del Papa già affrontano oggi è
il crescere del disagio della gente, soprattutto psichico. "Dopo
il passare del Covid - dice ancora il caporale Cinotti - c'è
sempre più gente che si avvicina a noi, perché siamo la prima
linea, per chiedere aiuto, l'elemosina, per essere tolti dalla
strada...". Per questo l'addestramento prevede, anche nel solco
della tradizione cristiana, "un atteggiamento di solidarietà e
l'attenzione ai problemi psicologici". Alla domanda se siano
preoccupati per eventuali attacchi terroristici, il portavoce
delle Guardie Svizzere replica: "I pericoli ci sono sempre ma
sono invariati rispetto agli anni passati".
Il 6 maggio, dunque, nel ricordo del Sacco di Roma del 1527,
il giuramento delle 34 nuove reclute. La Guardia accoglie solo
uomini, svizzeri e cattolici. Le donne? "La decisione spetta al
Santo Padre ma c'è anche il problema della vecchia caserma dove
anche per noi è difficile vivere", risponde il portavoce
confermando che i lavori per la nuova struttura non cominceranno
se non dopo la fine del Giubileo. Mentre "non è sul tavolo",
almeno al momento, il reclutamento di giovani di altre fedi.
A giurare lunedì 6 ci sarà anche Gabriele Scaffetta, 20 anni,
di Locarno (Canton Ticino). Del Giubileo parla come "un anno di
grazia, una grande sfida ma anche un grande onore". E non
importa se un ragazzo svizzero lascia tutto per minimo due anni
e per uno stipendio di circa 1400 euro al mese, ben distante dai
salari svizzeri. "E' un servizio diverso da tutti quelli nel
resto del mondo, lo considero un onore incredibile", dice
Gabriele, appassionato di storia. "Roma poi offre tanto, a
partire dal cibo...". Il giovane confida però che quando fa la
sentinella di due ore davanti al Portone di Bronzo si chiede se
quello abbia un senso o non sia solo far passare il tempo ("si
può recitare mentalmente il rosario ma è dura"). Ma quando poi
incontra Papa Francesco "è quello il momento intenso che ti fa
capire perché sei qui. E dopo che mi ha stretto la mano ho
sempre un pensiero: 'io questi guanti non li lavo più".
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