/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Festival Roma: Del Toro, Escobar e suo microcosmo

Festival Roma: Del Toro, Escobar e suo microcosmo

L’attore in panni del signore della droga in film di Di St

ROMA, 19 ottobre 2014, 19:24

Francesca Pierleoni

ANSACheck

Rome Film Festival - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rome Film Festival - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rome Film Festival - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il capo del cartello di Medellin, il 'signore della droga' Pablo Escobar, ucciso in Colombia nel 1993 arriva sul grande schermo con il volto di Benicio del Toro in Escobar: Paradise Lost, debutto alla regia di caratura internazionale e produzione francese dell'attore Italiano Andrea Di Stefano. Il film, interpretato anche da Josh Hutcherson (Hunger Games) è un stato presentato oggi al Festival Internazionale del Film di Roma. ''Andrea ed io abbiamo parlato molto della verità di Escobar e in certa misura credo che il personaggio di Josh ci consenta di conoscere il suo microcosmo pieno di contraddizioni. Escobar ha fatto del male a tantissime persone, ma nel suo Paese ha anche aiutato i bisognosi, costruito ospedali, molti là ancora lo considerano una specie di Robin Hood'' dice del Toro. Per l'attore quella di Escobar ''è la triste storia di uno spreco di talento. Il nostro è un film di finzione, ma sappiamo di raccontare un personaggio che ha molto dolore e tristezza''.

    Di Stefano proietta Escobar in una trama per la quale ha avuto l'idea da un suo amico, poliziotto di Miami che gli ha raccontato di un ragazzo di Bologna andato a Miami per lavorare nel bar del fratello. L'uomo ha iniziato poi a importare cocaina della Colombia e si è trasferito là. Pablo, diventato suo amico, gli ha chiesto di costruire un bunker per nascondere qualcosa.
    Una volta fatto, l'uomo si è reso conto che Escobar voleva ucciderlo. E' riuscito a scappare ma era ferito da quel tradimento. ''Mi ha incuriosito il fatto che Escobar non seguisse una delle poche regole dei criminali - sottolinea Di Stefano - non uccidere le persone che ti sono fedeli. Sapevo che c'era una storia da raccontare fin da subito, Escobar ha dei tratti quasi mitologici. Mi interessava un film su di lui e su un'anima pura, che arrivava a conoscerlo e che Escobar faceva scendere agli inferi''.


    Nel film è Nick (Hutcherson), surfer trasferitosi in Colombia, a finire nel mondo oscuro di Escobar, che viene raccontato negli ultimi anni. Un incontro che avviene attraverso la nipote del trafficante, Maria (Claudia Traisac), della quale Nick si è innamorato. Hutcherson aveva prima del film solo un'idea superficiale di Escobar: ''pensavo fosse una specie di Robin Hood, che trafficava, per rubare ai ricchi e dare ai poveri. Con il film ho conosciuto il suo lato mostruoso''. Di Stefano ha passato 18 mesi ''a fare ricerche su Escobar prima di mettere penna su carta, ho letto tutte le biografie, e sono andato in Colombia, un Paese che solo ora si sta rialzando''.


    L'attore-regista era partito ''dal voler raccontare una storia molto diversa, quella di un cuoco bolognese che si trasferisce in Colombia, dove conosce Escobar e inizia a cucinare per lui e la sua famiglia… poi ho abbandonato tutto e ho scritto una storia che avesse per me il sapore di tragedia greca''.
    Nel film c'è comunque un po' di Italia, con una canzone di Modugno, Dio come ti amo, cantata (male) da Escobar-Del Toro: ''Pablo ascoltava le canzoni di Modugno'' dice il regista. Del Toro sottolinea di non saper cantare ''neanche sotto la doccia'' e passando a parlare italiano, aggiunge ''Non sono Lucio Battisti''. A chi gli chiede come mai interpreti spesso dei 'cattivi' risponde sorridendo 'forse perché sono un tipo cattivo''. Tra i futuri progetti, accenna a un possibile nuovo film Marvel dopo I guardiani della Galassia, che sarà al Festival domani: ''Spero di farlo, sarebbe divertente''.
  

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza